“Abbiamo perso la capacità di controllare chi utilizza la nostra tecnologia. Terroristi, estorsori ed altri possono implementarla a volontà. Crediamo sia una situazione estremamente pericolosa, è oramai evidente che esiste una grave minaccia”. E’ quanto afferma Hacking Team, la società italiana che vende software-spia a governi di tutto il mondo, vittima di un pesante attacco hacker il 6 luglio. “Stiamo valutando se è possibile contenere i danni – spiega in un comunicato -.
Prima dell’attacco potevamo controllare chi aveva accesso alla nostra tecnologia. Ora, a causa del lavoro di criminali, abbiamo perso la capacità di controllare chi la utilizza” aggiunge. “I nostri ingegneri lavorano a ritmo serrato per aggiornare il nostro software Remote Control System che permette ai clienti di avere informazioni di intelligence e su criminali. I nostri clienti hanno sospeso l’uso di questo sistema che è stato compromesso dall’attacco. E’ un passo importante per proteggere informazioni investigative e di polizia”, conclude il comunicato della società.
“Chiunque abbia realizzato questo furto non è un dilettante. Governi stranieri potrebbero avere le capacità di portare a termine un’operazione simile ma non saprei per quale motivo. Terroristi e organizzazioni criminali hanno invece tutta la convenienza e per noi sono gli autori più probabili”: a tre giorni dal pesante attacco hacker subito da Hacking Team, è la spiegazione all’ANSA di Erik Rabe, manager della società che produce software di sorveglianza. “Adesso ciò che ci è stato rubato è a disposizione di tutti”, aggiunge.
“Ci sono verifiche in corso in merito all’impatto dell’attacco subito dalla società Hacking Team sui software utilizzati dai servizi segreti italiani. Lo ha detto – a quanto si apprende – il direttore del Dis, Giampiero Massolo, chiamato a riferire al Copasir sul caso. Il rischio è infatti che dati della nostra intelligence siano stati hackerati.
Le forze di polizia turche hanno pagato negli ultimi 4 anni almeno 440mila euro ad Hacking Team, la società italiana che vende software-spia a governi di tutto il mondo. Lo sostiene il quotidiano Hurriyet, citando alcuni documenti esclusivi di cui sarebbe entrato in possesso. Tra agosto 2011 e febbraio 2015 la polizia di Ankara avrebbe spiato almeno 50 obiettivi attraverso software noti come Sistemi di controllo remoto (Rcs), che consentono di tracciare le azioni del dispositivo posto sotto sorveglianza, incluse registrazioni audio e video e altre informazioni sensibili. La Turchia avrebbe anche acquistato alcuni virus destinati a colpire dispositivi di utenti di siti internet e utilizzatori di alcuni documenti. Nel 2013 Reporters sans frontières aveva annoverato Hacking Team tra i “nemici di internet” per aver venduto i suoi software-spia a regime considerati repressivi. Un’accusa che la società ha respinto. ANSA