E’ una bocciatura senza appello del documento sul completamento dell’unione economica e monetaria presentato dai cinque presidenti delle istituzioni Ue (Commissione, Consiglio, Bce, Eurogruppo e Pe) quella che arriva da Fabrizio Saccomanni, già ministro delle Finanze e direttore generale di Bankitalia, ma soprattutto tra gli architetti, negli anni ’90, dell’unione monetaria.
In un lungo articolo pubblicato sulla rivista online dell’Iai, Saccomanni definisce il rapporto “un’occasione perduta per corregge la ‘zoppia’ tra una politica monetaria gestita da un organo federale e politiche economiche gestite a livello nazionale in base a regole comuni“.
Ma l’ex ministro va oltre. E scrive che “a ben vedere” il documento “è anche un testo ingannevole, perché dà per scontato che la Ue disponga di tempi lunghi per riformarsi, e fuorviante, perché in realtà continua a subordinare la dimensione comune e sovrannazionale delle politiche e degli strumenti alle priorità e alle responsabilità degli stati nazionali“.
“Per chi ha vissuto la lunga vicenda della unificazione monetaria – osserva ancora Saccomanni – è un testo irritante perché riporta il processo indietro nel tempo al 1989, ai giorni del rapporto del Comitato Delors, se non al 1970, ai giorni del Rapporto Werner”.