a cura di Stefano Fugazzi (ABC Economics)
Chi si aspettava un altro hung parliament è rimasto deluso. Quella del 2010 è destinata a restare una anomalia negli annali della lunga storia politica inglese.
Il partito conservatore del premier uscente David Cameron ha ottenuto 331 parlamentari, 5 in più della fatidica soglia di maggioranza (326) e pertanto non sarà costretto a scendere a compromessi con i Lib dem che hanno perso 49 parlamentari e i cui 8 eletti avrebbero comunque fatto comodo nello scenario di ingovernabilità.
I CONSERVATORI ASSORBONO I LIB DEM, L’SNP RUBA VOTI AI LABOUR
I conservatori hanno guadagnato 24 poltrone mentre il partito nazionalista scozzese (SNP) addirittura 50; i laburisti hanno racimolato 26 in meno rispetto al 2010 mentre i lib dem hanno perso 49 pedine. Ergo: i conservatori hanno assorbito l’elettorato Lib dem (alleati di governo fino a ieri) mentre in Scozia l’SNP ha “rubato” ben 40 parlamentari ai laburisti.
HA VINTO CAMERON MA IN RELTÀ HANNO PERSO TUTTI GLI ALTRI
Sulla carta ha vinto Cameron. Ad avere aiutato i conservatori è stato sicuramente l’outlook economico, che è nettamente migliorato rispetto a cinque anni fa (cfr. la nostra elaborazione grafica riportata di seguito) anche se, e questo va detto, con la crescita è anche aumentata la disuguaglianza sociale – distanziando i ceti – e regionale (tra Londra e il resto del Paese).
UK GDPP ELECTION
A conti fatti l’elettorato non ha avuto il coraggio di sfiduciare i conservatori anche perché l’unica alternativa possibile (anche per via della legge elettorale – capitolo che meriterebbe un approfondimento a parte, nda), ossia i laburisti, si sono presentati alla sfida elettorale con le armi spuntate: promettere di aumentare le tasse su finanza e immobili non è uno slogan che piace alla City e il qualunquismo ideologico in fatto di politica estera ha fatto il resto. Il leitmotiv laburista non deve essere piaciuto neppure agli scozzesi che hanno preferito premiare i colori nazionali, votando in massa l’SNP, alle spese di Ed Miliband e “compagni”.
Luci e ombre per quanto riguarda UKIP, la formazione politica guidata dal pirotecnico Nigel Farage. L’esito della tornata elettorale è tutto sommato positivo se si considerano i progressi fatti registrare in termini percentuali rispetto al 2010, con la formazione di Farage che ha scalzato i Lib dem dall’ipotetico “podio”. Al di sotto le attese è però il risultato finale. È vero che la legge elettorale non li ha aiutati; tuttavia le aspettative erano sicuramente ben altre (e le dimissioni di Farage confermano ciò) e per poter impensierire i conservatori ci vorrà ancora molto tempo e molto altro. Anche perché è bastato a Cameron fare una “piccola invasione di campo” (cioè attingere agli slogan preconfezionati di UKIP in materia di immigrazione ed Europa) per ridimensionare la formazione capeggiata dal pirotecnico eurodeputato britannico. Il tempo ci dirà se il referendum sull’Ue, fissato per il 2017, sarà ulteriormente rimandato (e quindi usato come megafono elettorale) oppure… (piccolo indizio: nella City per ora l’eventualità non pare destare particolari preoccupazioni, nda).
Immateriale ai fini elettorali la performance dei Lib dem (che , come abbiamo avuto modo di osservare, sono stati assorbiti dai conservatori) e dei verdi.