‘Razzismo è pensare che chiamare ‘Zingari’ gli Zingari sia una offesa”
La dittatura della neolingua: chiamare le cose o le persone con i termini usati da sempre è diventato reato su facebook, è razzismo. Gli zingari si chiamano appunto “zingari” da sempre, nei libri, nelle canzoni, nel linguaggio comune, ma adesso qualcuno ha deciso che la parola è lesiva per la dignità del popolo zingaro. La strisciante dittatura xenofila potrebbe essere definita ridicola, se non fosse tragica.
Salvini sospeso da Facebook per razzismo. Lo ha rivelato lo stesso leader della Lega a Radio Padania: «Facebook mi ha sospeso per 24 ore perché ho usato la parola zingari che usava mia nonna». Il segretario del Carroccio ha definito anche «ipocrita» l’Italia, dopo le polemiche per le sue parole sui campi rom da «radere al suolo», dopo aver dato un preavviso di sei mesi ai residenti nei campi.
La parola zingari, dice Armando Manocchia, è usata comunemente da sempre e non è affatto offensiva dal momento che gli stessi zingari la usano per definire se stessi. Esiste infatti anche l’AIZO, Associazione italiana zingari, oggi Onlus.
Sicuramente molti di voi ricorderanno la famosa canzone di Iva Zanicchi
https://youtu.be/86X3Q01goHA
Per non parlare della zingara di Rai Uno, programma andato in onda quando la furia antirazzista non aveva ancora annichilito il già fragile cervello xenofilo dei complessati compagni
Alla parola “zingari” è inoltre dedicato un vasto capitolo dell’enciclopedia Treccani. O anche le enciclopedie sono razziste adesso?
Il Vaticano, che non è certo un praticante della discriminazione, ha organizzato un evento chiamato appunto Incontro mondiale sugli Zingari. “La Chiesa e gli Zingari: annunciare il Vangelo nelle periferie” è stato il tema dell’Incontro Mondiale dei Promotori Episcopali e dei Direttori Nazionali della Pastorale degli Zingari tenuto il 5 e 6 giugno 2014, organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.
La letteratura sugli zingari è poi immensa, – dice Armando Manocchia – basta dare un’occhiata qui per comprendere che fiumi d’inchiostro sono stati versati per decrivere le loro storie, musiche, stili di vita ecc…
E non dimentichiamo certo Gli Zingari di Josef Koudelka, andati in mostra a Milano, in cui La Fondazione Forma ha esposto Zingari, l’opera realizzata negli anni ’60 dal fotografo ceco tra le comunità gitane dell’est europeo, pubblicata nella versione originale pensata oltre 40 anni fa.
Per finire questa carrellata, come non citare l’abbigliamento andato in voga negli anni ’60 con le celebri gonne “stile zingara”, colaratissimo look gitano mai passato di moda?
Concludiamo dicendo, e ci dispiace per facebook, che il razzismo spesso non è nella penna di chi scrive, ma negli occhi di legge e che un social aperto a ben 10 identità di genere non dovrebbe essere così disinvolto e drastico nel proibire termini innocui di uso comune che possono risultare offensivi solo per chi ha qualche disturbo di personalità.
Del resto qualcuno disse “Non c’è mai stato un predicatore di morale migliore del Demonio”. Pare che sia vero.
E nessuno sottovaluti l’umiliazione che si prova quando ci si vede costretti a spiegare cose come quelle che ho scritto.
Armando Manocchia @mail