“I terroristi sono mimetizzabili nel tessuto sociale”

I terroristi sono “mimetizzabili nel tessuto sociale” ma sempre pronti ad armarsi in nome della Jihad.

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Il gup di Bari Antonio Diella ha depositato le motivazioni della sentenza con cui nel settembre 2014 ha condannato cinque tunisini per associazione sovversiva finalizzata al terrorismo internazionale. Gli imputati, tutti detenuti, furono arrestati nell’aprile 2013. Tra gli imputati anche l’Imam tunisino della moschea di Andria, Hosni Hachemi Ben Hassem, alias ‘Abu Haronne’.

Terrorismo internazionale: condannato Imam della moschea di Andria

25 settembre 2014

Si e’ concluso con 5 condanne, a pene varianti tra i 5 e i 3 anni di reclusione, il processo con rito abbreviato davanti al gup del Tribunale di Bari a carico di 5 imputati per associazione sovversiva finalizzata al terrorismo internazionale di matrice islamista. La condanna maggiore, 5 anni e 2 mesi, ha riguardato Hachemi Ben Hassen Hosni, gia’ Imam della Moschea di Andria, mentre tutti gli altri sono stati condannati a 3 anni e 4 mesi di carcere.

Al centro delle indagini della Procura della Repubblica di Bari e dei carabinieri del Ros una cellula terroristica di matrice islamista con base logistica ad Andria, all’interno di un call center, gestito dal capo del gruppo. L’indagine denominata “Masrah” (teatro), ha consentito di documentare come, a partire dal 2008, gli indagati si fossero associati tra loro allo scopo di compiere atti di violenza con finalita’ di terrorismo internazionale in Italia e all’estero, secondo i dettami di un’organizzazione transnazionale, operante sulla base di un complessivo programma criminoso politico-militare, caratterizzato da sentimenti di acceso antisemitismo e antioccidentalismo e dall’aspirazione alla preparazione ed esecuzione di azioni terroristiche da attuarsi contro governi, forze militari, istituzioni, organizzazioni internazionali, cittadini civili ed altri obiettivi – ovunque collocati – riconducibili agli Stati ritenuti “infedeli” e nemici; il tutto nel quadro di un progetto di “guerra santa” (“jihad”).

In particolare – secondo gli investigatori – centrale nella attivita’ del sodalizio e’ il proselitismo, la formazione e l’addestramento finalizzati a formare in ciascun adepto un potenziale autore di iniziative terroristiche anche al di fuori di una rigida preordinazione organizzata da parte dell’intero nucleo associativo