Non si illudano che rinnegando le proprie radici salveranno la loro testa . Poveri illusi!!!

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Il 15 marzo 2011 gli stati canaglia dell’Occidente e del Vicino Oriente scatenavano il terrorismo contro la Siria, provocando in quattro anni 220.000 morti, decine di chiese distrutte, l’esodo di migliaia di cristiani. Sul triste anniversario pubblichiamo un intervento di mons. Mons. Giuseppe Nazzaro, ex “vescovo di Aleppo”. oraprosiria

Riflessioni su un anniversario Il tempo scorre inesorabilmente, noi non ce ne rendiamo conto, purtroppo. Il 15 marzo, la triste “primavera siriana” compie quattro anni. Si dovrebbero tirare delle somme ma, avendola definita “triste”, si potrebbe pensare che abbia già detto tutto. Niente affatto vero! Perché, in realtà, il povero popolo siriano continua a soffrire ed a morire tanto che ormai tutto ciò che sta succedendo in quel paese non ci interessa più di tanto. La nostra insensibilità per la sofferenza di tanti nostri fratelli di fede e non, ha raggiunto forse l’apice, così che anche le stesse notizie falsificate o gonfiate per condannare soltanto una parte dei contendenti e che una volta i mass media ci davano con dovizia di falsi particolari, oggi non ci giungono quasi più o se qualcosa ci viene riferito si tratta di una cosa marginale, ormai ci siamo assuefatti.

Lasciamo che un popolo muoia, noi stiamo bene. Invece non è affatto così! Oggi a noi Occidentali due sole cose interessano e dobbiamo guardarcene: i profughi che fuggono quella guerra ed arrivano sulle nostre coste, ed i terroristi del neo califfato governato dai tagliagole, laggiù convogliati da varie parti del mondo compresa la nostra democratica Europa.

I profughi sono persone che per salvare la propria vita hanno sacrificato tutto rischiando pure di perderla nella traversata delle infide acque del Mediterraneo. Le loro odissee ci dovrebbero far riflettere: perché tutto questo? chi l’ha provocato? chi l’ha voluto e soprattutto, chi l’ha sostenuto? Sono domande che non ho mai letto sui giornali e tanto meno ho ascoltato in un TG. Queste domande non ce le poniamo, perché siamo convinti (?) che abbiamo aiutato un popolo a raggiungere la democrazia. E neppure qui ci siamo posti la domanda: quale democrazia? No. Non possiamo porci questa domanda perché siamo convinti che la democrazia sia la nostra. Ma cos’è per noi la democrazia?

Faccio un esempio banale per spiegare a me e a chi legge cosa noi intendiamo per democrazia: la democrazia per noi è come l’andare da un sarto e farsi fare un bel vestito sulle proprie misure, una volta confezionato voglio che esso sia indossato (con le mie misure) da tutti, dal magrolino al medio, dal normale al super dotato ed anche da colui che misura di circonferenza 200-250 cm. Questa è la nostra democrazia. Bravi, bravissimi popoli democratici! Visto che la nostra democrazia ha fallito, non è riuscita ad eliminare colui che, pur non dichiarandosi campione democratico, governava il paese secondo un sistema laico applicato ai principi socio-morali di una società che egli conosceva. (Pardon! noi, però, la conoscevamo meglio perché avevamo già il vestito pronto da far indossare a tutti e valido per tutte le stagioni).

Non abbiamo capito il pericolo dell’entrata in azione dei gruppi salafiti penetrati dalla vicina Giordania, che attaccarono subito la base di Banias sul Mediterraneo, non abbiamo neppure capito le formazioni terroristiche che convogliavano nel Nord della Siria via Turchia. Non abbiamo capito neppure la loro prima ‘dichiarazione del Califfato’ fatta nella città di Raqqa. Abbiamo cominciato a capire qualcosa quando ci sono state le prime teste tagliate, non ai siriani o agli irakeni, bensì ai nostri, ai due – tre – quattro americani, europei, ecc… solo in questo momento ci siamo resi conto di cosa siamo stati capaci di mettere in piedi, ma nessuno ha il coraggio di dire “mea culpa”.

A noi non sono mai interessate le teste cadute dei siriani, degli irakeni, degli yazidi, dei curdi, ecc… erano cose che non ci toccavano, potevano farne cadere quante ne volevano, tanto per noi erano tutti….. animali da macello. Quando, poi, i tagliagole hanno minacciato anche l’Europa e l’Occidente… ci siamo svegliati quasi da un sogno. Abbiamo cominciato a pensare che bisogna essere attenti…. Ma signori, ci rendiamo conto che molti di questi tagliagole sono dei nostri paesi europei? Noi li abbiamo tenuti e coltivati finché si sono uniti al califfo ed alle sue masnade: tutto potenziale che un giorno ritornerà di diritto a casa propria perché nativi locali e nostri compatrioti.

I TG spesso, però, ci han fatto vedere chiese distrutte o semplicemente croci divelte perché i tagliagole sono allergici ad essa. Noi, paladini della libertà ed in nome della democrazia, in varie zone d’Europa, non esclusa la nostra terra, abbiamo pensato bene di far scomparire la croce dagli edifici pubblici, dalle scuole; abbiamo fatto la battaglia contro il presepe (peraltro introdotto nella tradizione cristiana dal paladino della pace San Francesco d’Assisi). Tutto questo per non offendere la sensibilità di coloro che domani potrebbero essere i nostri aguzzini.

La rimozione della croce, il non fare il presepe, a parte tutto, sono gesti stupidi e beceri da parte di chi pretende di essere democratico e propagatore della libertà di espressione. La croce ed il presepe sono parte integrante della nostra fede e della nostra cultura. L’Europa è nata sotto il segno della croce e nessun può scalfire questo segno impunemente. Chiudo queste riflessioni con un dubbio: quelli che han decretato la rimozione della croce dalle scuole o dagli edifici pubblici, che han proibito di fare il presepe a scuola, ecc… ritengono davvero che un giorno coloro per i quali hanno tradito la loro coscienza, calpestato quella dei loro padri che per generazioni e generazioni hanno creduto in questi due simboli religiosi che non hanno mai fatto male a nessuno, tutt’altro … questi signori credono che riceveranno un trattamento di favore? Gli risparmieranno la testa? Fin d’ora si mettano l’animo in pace perché i tagliagole hanno poca stima di gente che si vergogna della propria identità. Non si illudano che disprezzando le proprie radici salveranno la loro testa . Poveri illusi!!!

Mons. Giuseppe Nazzaro, ex “vescovo di Aleppo”