Stop al possibile conferimento in occasione del “Giorno del ricordo” della medaglia d’oro alla memoria del Capitano dei Bersaglieri Paride Mori “per il sacrificio da lui offerto alla Patria” che aveva sollecitato l’indignazione dell’Anpi e le proteste di Sel.
L’ANPI (associazioni partigiani) si è rivoltata definendo il capitano un “repubblichino fascista”.
Secondo quanto si è appreso da fonti di Governo, la commissione che compie le istruttorie per la Giornata del ricordo é stata riconvocata per la mattina di lunedi prossimo. La commissione é composta da rappresentanti degli studi storici delle Armi, degli Interni e della Presidenza del consiglio e da storici delle Foibe, come previsto da una legge del 2004. A conferire l’onorificienza alla memoria di Mori a Reggio Emilia, avrebbe dovuto essere il sottoegretario alla Presidenza Graziano Delrio che della città dei fratelli Cervi, medaglia d’oro della Resistenza, è stato Sindaco.
Boldrini: nessun premio alla memoria del Capitano Mori (ucciso dai partigiani)
“Nessun premio da Laura Boldrini alla memoria di un repubblichino”, chiarisce su Twitter il portavoce del presidente della Camera, Roberto Natale, in un messaggio ritwittato dalla stessa presidente della Camera. “La Presidente della Camera – e’ il testo della precisazione linkato da Natale – non ha dato alcun premio alla memoria di Paride Mori (capitano dei bersaglieri massacrato dai partigiani rossi nei pressi di Santa Lucia d’Isonzo, ndr) , ne’ ha in alcun modo concorso ad individuare il suo nome tra quelli meritevoli di onoreficenza.
Si sa per i compagni vanno celebrati valori a senso unico e vanno nascosti i crimini dei partigiani.
ONORE AL CAPITANO DEI BERSAGLIERI PARIDE MORI
La Signora Boldrini ed il Sig, Delrio chiamano il Capitano:
“Repubblichino”
“Fascista”
“Assassino”
I due signori avrebbero piacere che i loro padri venissero chiamati così e non semplicemente con il loro grado, nome e cognome?
Da testimonianza dei sopravvissuti: Campoccia Arturo Salvatore, NA JURIS! , Quando la storia sa di leggenda, Edizioni CEN, Roma 1956, pagina 56
“La mattina del 18 febbraio 1944, mentre Paride Mori quale Comandante della terza Compagnia di stanza a Tolmino si reca a rapporto in motocicletta a Santa Lucia, a metà strada viene ucciso assieme al suo motociclista Caporal-maggiore Costantino Di Marino.
Un quarto d’ora dopo, i due corpi orribilmente crivellati di colpi vengono raccolti con un piccolo carro armato e trasportati al Comando di Battaglione”.
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Da testimonianza dei sopravvissuti: Campoccia Arturo Salvatore, NA JURIS! , Quando la storia sa di leggenda, Edizioni CEN, Roma 1956, pagina 57
“Tutti volevano andare ai suoi funerali, tutti volevano portare a spalle quella gloriosa Salma.
Quel giorno gli slavi non ebbero neppure il coraggio di appoggiare il naso tra le fessure per vedere passare il corteo funebre.
I Bersaglieri avevano tutti gli occhi lucidi di pianto e qualcuno singhiozzava.
Addio Capitano Mori! Addio fratello di tutti. Come lo chiamavano i suoi ragazzi. Vecchio Bersagliere dal cuore ardente che con l’esempio aveva alimentato la fede ed il coraggio in tutti quelli che gli avevano combattuto a fianco.
La sua Salma era appesantita da tanto piombo quanto ne avevano ritenuto necessario i nemici per stroncare quella tempra eccezionale di soldato.
E nel piccolo Cimitero di Guerra sul Monte di Santa Lucia ebbe l’onore che si richiede per un soldato eccezionale: la scarica a salve sembrava non dovesse più terminare, il plotone sparò anziché un colpo, due ed addirittura tre. Poi, quando la pesante scia di proiettili si perse contro le montagne, sul tumulo di terra fu piantata una Croce nera con il suo elmetto piumato”.
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Da: Alberto Zanettini, Paride Mori Capitano dei Bersaglieri, Ed. Donati, Parma 2013, pag. 147
“Nato nel 1902, dotato di solida cultura classica, invece di dedicarsi all’insegnamento come i suoi studi gli permettevano, si è dedicato sin da giovane al movimento sindacale affermandosi in breve per la sua acutezza, il suo raro equilibrio e la sua chiara intelligenza.
Dopo avere ricoperto posti di responsabilità minori, viene nominato Ispettore, e dopo diverse sedi raggiungeva la zona di Verbania dove non tardava ad affermarsi quale ottimo dirigente di masse lavoratrici.
Sindacalista convinto ed amante del popolo lavoratore del quale sapeva difendere con energia ed entusiasmo i diritti, non transigeva sull’adempimento dei doveri.
…..
Dopo l’onta di tradimento che si abbatté sull’Italia non ebbe un attimo di esitazione nello scegliere la sua via e continuò la lotta che aveva iniziato con tante luminose speranze”.
Carlo L Serra 16/03/2015 – 00:25
Io non conosco Paride Mori; ma, se risulta che in non so cosa egli ha ben operato, come si può disconoscere il fatto sol perché la persona era seguace dell’ideologia fascista? Allora, dato che l’INPS
è creazione di Mussolini, sciogliamolo: saremo senza pensione, ma più democratici.