Uccise a martellate la moglie perché viveva ”all’occidentale”, condanna annullata

Dovrà tornare in Corte d’Assise d’Appello il processo a Mohamed El Ayani, l’uomo di 41 anni che per due volte è stato condannato a 30 anni per l’uccisione della moglie, Rachida Radi, 34 anni, colpita con 17 martellate, nell’autunno del 2011, a Sorbolo Levante, nel Reggiano.

rachida

La Cassazione ha infatti annullato la seconda sentenza di condanna accogliendo i rilievi della difesa, che ha sostenuto come il numero di colpi inferti alla vittima non sia determinante per stabilire che abbia agito per crudeltà; potrebbero, per la difesa, anche essere dettati dall’impeto e dalla volontà di uccidere la donna.

A scatenare l’ira dell’uomo il fatto che la moglie volesse vivere ‘all’occidentale’ e aveva presentato la richiesta di separazione.

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Aveva tolto il velo, andava in parrocchia e faceva volontariato. Lui l’ha ammazzata brutalmente. Aveva smesso di portare il velo, cercava di parlare italiano, andava in parrocchia e faceva volontariato. Un affronto per il marito musulmano osservato. Doveva essere punita. E così è stato.

Rachida, colpevole di voler cambiar vita, è stata uccisa senza pietà dall’uomo della sua vita, dal padre delle sue figlie. Mohamed El Ayani, 39 anni l’ha ammazzata a martellate nel soggiorno della loro casa in via Manzoni a Rescello, in provincia di Reggio Emilia. E solo per caso la figlia grande di 11 anni, che rientrava da scuola, non si è imbattuta in quel cadavere deturpato in un lago di sangue. Il marocchino si è costituito ai carabinieri dopo un’ora dal delitto. Aveva in braccio la figlia piccola di 4 anni e si è giustificato: “Voleva lasciarmi…”.

Era arrivato in Italia nel ’95. Schivo, silenzioso, incapace di fronteggiare la voglia di autonomia della moglie e della figlia più grande. Lei, l’esatto contrario”. “Aveva una grande voglia di integrarsi”, rivela il sindaco, Giuseppe Vezzani. Per arrotondare il bilancio domestico, faceva lavoretti per la parrocchia, ma, più che i pacchi dono che ogni tanto riceveva, a Rachida interessava conoscere persone nuove. “La sua vita con il marito era diventata un inferno, spesso lui alzava le mani: lei non l’ha mai denunciato, ma l’estate scorsa, approfittando di un viaggio in Marocco, aveva avviato le pratiche per la separazione”, raccontano alcuni volontari di un’associazione cattolica. Parlare di conversione, non è tecnicamente esatto.
Quello di Rachida, come spiega chi la frequentava, “si configurava come un graduale percorso verso un mondo e una fede completamente nuovi”