La donna romena di 37 anni che lo scorso novembre ha abortito, raccontando ai medici di essere stata colpita due giorni prima con un manganello dalle forze dell’ordine durante i tafferugli scoppiati nel corso di una manifestazione contro gli sgomberi a Milano, è indagata per calunnia dalla Procura milanese. Gli inquirenti hanno effettuato ieri alcune perquisizioni e hanno notificato all’indagata un invito a comparire per rispondere alle contestazioni mosse.
La notizia delle indagini a carico della donna e anche di sua sorella e di un’amica (anche loro accusate di calunnia) è stata pubblicata dal Corriere della Sera e confermata da fonti giudiziarie. Da quanto si è saputo, gli accertamenti medici sul feto (la donna, un’occupante abusiva, era incinta di sei mesi) avrebbero accertato che l’aborto si è verificato per problemi fisiologici interni e non sono state riscontrate, invece, anche al momento del ricovero, lesioni esterne.
Nessun segno di una manganellata, dunque, ed anzi le indagini, anche attraverso intercettazioni, avrebbero fatto emergere il tentativo da parte della donna (che non aveva nemmeno sporto denuncia), della sorella e dell’amica di far passare una versione falsa e di convincere anche altre persone a farlo. L’input sul punto è arrivato quando una testimone, invitata dalla famiglia a deporre, ha spiegato agli inquirenti che aveva ricevuto pressioni per accreditare la versione della manganellata.
La Procura, dunque, lavora sull’ipotesi della calunnia, anche perché non ci sono né filmati, né testimonianze compatibili con la versione della donna, e si appresta a chiudere le indagini e a formulare la richiesta di rinvio a giudizio. tiscali