L’industriale Guido Ghisolfi, vicepresidente della multinazionale Mossi&Ghisolfi, seconda azienda italiana nella chimica, è stato trovato morto, ucciso da un colpo di fucile sparato da distanza ravvicinata. Secondo gli investigatori, non vi è dubbio che si tratti di suicidio.
Il corpo dell’industriale Ghisolfi, che aveva 58 anni, è stato trovato nella sua auto, in una strada collinare alla periferia di Carbonara Scrivia. A dare l’allarme, poche ore prima, erano stati i familiari che lo attendavano a casa per il pranzo. L’imprenditore, figlio del fondatore del gruppo, Vittorio Ghisolfi, non avrebbe lasciato alcun biglietto.
Secondo finanziatore storico della Fondazione Open, Ghisolfi avevaanche finanziato con 120mila euro, regolarmente registrati con nome e cognome, la campagna di Matteo Renzi alle primarie. Nel 2014 ha sostenuto la campagna elettorale di Sergio Chiamparino (15 mila euro lui, 30 mila papà Vittorio)
Ghisolfi ha fatto il suo ingresso anche nel tempio della finanza piemontese, Intesa San Paolo.
Nel 2011 entrò nel consiglio di sorveglianza della banca per sostituire Elsa Fornero, chiamata al governo da Mario Monti. La governance dell’istituto prevede infatti che, nel caso venga a mancare un componente del consiglio, il sostituto debba essere «il primo non eletto della lista a cui apparteneva il componente venuto a mancare», spiegava il Sole 24 Ore. Da quale lista proveniva Ghisolfi? Da quella di Sergio Chiamparino, allora capo della Compagnia di San Paolo, presentata insieme con la Fondazione Cariplo. Presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa era, allora come oggi, Giovanni Bazoli.
(da lettera43) Quel progetto per il Sulcis contestato dagli ambientalisti
Ora vorrebbe espandersi con nuove bioraffinerie: in Sardegna, nella zona nel Sulcis, e in Sicilia.
L’impianto di Portovesme dovrebbe essere finanziato in buon parte con prestiti prestiti pubblici attraverso un contratto di sviluppo con Invitalia, in parte con capitali privati della M&G e di altri investitori.
CI SONO LE BARRICATE. Gli ambientalisti però sono già sulle barricate: il Sulcis deve puntare sull’agricoltura e sulla biodiversità, dicono.
Esponenti della politica locale come Sabrina Sabiu del Partito dei Sardi, e politici di centrodestra, come Mauro Pili (Unidos) si sono uniti al coro.
INTERROGAZIONE PARLAMENTARE. Pili ha anche presentato una interrogazione parlamentare al riguardo, parlando di un progetto «che rade al suolo il Sulcis agricolo, un business fatto di contributi e incentivi pubblici, sfruttamento per 15 anni dei terreni e poi deserto», sottolineando i rapporti di amicizia tra Renzi e Ghisolfi e i finanziamenti elargiti da quest’ultimo al capo del governo quando non era a Palazzo Chigi.
In campo è scesa anche la scrittrice Michela Murgia: «Sbagliato, non è certo questo il futuro».
MA PIGLIARU È BEN PREDISPOSTO. In realtà, il governatore Francesco Pigliaru sembra ben predisposto verso il progetto, intenzionato a non farsi sfuggire un’occasione industriale che potrebbe non avere alternative. Salvatore Cherchi, coordinatore del piano Sulcis, ha parlato di grande «opportunità» per l’area. Si vedrà.
“Ho perso prima di tutto un amico, l’Italia e il Piemonte perdono un grande imprenditore, un grande innovatore, un uomo di grandissima passione civile”. Così’ Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, sulla tragica morte dell’industriale.
Il Gruppo Mossi Ghisolfi, fondato nel 1953, è controllato dalla società M&G Finanziaria, di proprietà della famiglia Ghisolfi e presieduta da Vittorio Ghisolfi, padre dell’imprenditore suicida. E’ leader nell’innovazione applicata al settore del Pet, dell’ingegneria e dei prodotti chimici rinnovabili derivati da biomasse non alimentari. Opera in Europa, negli Stati Uniti, in Sudamerica ed Asia, con un fatturato annuo di oltre 3 miliardi di dollari, 2.100 dipendenti ed oltre 100 ricercatori.
Nata come azienda specializzata in imballaggi in plastica per il packaging, negli ultimi 10 anni ha avuto un forte sviluppo divenendo tra i leader sul mercato globale del poliesteri Pet: la produzione del gruppo è triplicata, passando da 600 mila a 1,7 milioni di tonnellate annue.
Nel 2013 ha avviato la costruzione dello stabilimento di Corpus Christi, in Texas, il più grande al mondo per la produzione di Pet e Pta, un prodotto a base di particolari fluoropolimeri disciolti in miscela solvente. Nello stesso anno a Crescentino (Vercelli) è stato inaugurato un impianto in grado di produrre 75 mila tonnellate all’anno di bioetanolo generato con gli scarti delle produzioni agricole, paglia di riso e frumento, e canna dei fossi. Ed era stato proprio Guido Ghisolfi ad illustrare all’allora ministro Zanonato e a centinaia di ospiti del mondo finanziario ed imprenditoriale la bioraffineria e le potenzialità di mercato delle energie alternative. ansa