L’intervento di Laura Boldrini sul Jobs act continua ad alimentare la tensione a sinistra tra la maggioranza del Partito democratico e Scelta civica da una parte e Sel e minoranza Dem dall’altra. Se Renzi entra di malavoglia sulla polemica, limitandosi a osservare che la posizione di Boldrini “è un problema suo”, e il ministro del Lavoro Giuliano Poletti bolla le tensioni nel Pd sul tema come “una coerente riconferma delle opinioni”, il sottosegretario Graziano Delrio sostiene che non si è mancato di rispetto al Parlamento ed ai pareri delle commissioni di merito sul tema dei licenziamenti.
Debora Serracchiani accusa Boldrini senza mezzi termini di non essere super partes. “Mi è un po’ dispiaciuto che la terza carica della Stato prenda una posizione così di fronte alle riforme del governo.
Un eccesso rispetto alla sua posizione di garanzia”, sostiene il vicesegretario del Pd. “Non trovo giusto – rileva – parlare di ‘uomo solo al comando’. Renzi non decide da solo, ma decide di andare fino in fondo attraverso le scelte del Pd. E fare le riforme non è una deriva autoritaria”, chiarisce. Rinviando “alla dottoressa Boldrini…” la richiesta di spiegazioni sulle ragioni della sua presa di posizione. Che secondo Scelta civica è “discutibile”.
Nel silenzio della presidente della Camera, la reazione di Sel non si fa attendere. “Come si permette Debora Serracchiani a definire un eccesso la posizione espressa dalla presidente Boldrini. Dopo che sono mesi che denunciamo la spirale infernale tra fiducie e decreti dobbiamo assistere alle lezioncine di chi evidentemente non conosce neanche come funziona il Parlamento”, sbotta il capogruppo alla Camera Arturo Scotto, secondo cui Boldrini “ha difeso semplicemente l’autonomia del Parlamento. E’ quello che deve fare un garante; le tifoserie le lasciamo ai ventriloqui di corte”.