Terrorismo, studente espulso: non sono in Turchia, i servizi turchi mi cercano

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Furkan Semih Dundar, lo studente turco della Normale di Pisa espulso a dicembre dall’Italia per presunte simpatie jihadiste, non si trova in Turchia. Lo dice lo stesso Dundar rispondendo via email alle domande di Aki-Adnkronos International. “La mia situazione è così straordinaria che non sarei sorpreso se un giorno mi vedessi offrire la cittadinanza italiana“, dice il giovane, dichiarandosi nemico dei jihadisti dello Stato islamico (Is), che definisce “nichilisti attivi”.

Nei giorni scorsi Dundar ha affermato di essere nel mirino dei servizi di intelligence turchi (Mit) da prima di arrivare in Italia. “Ora non sono in Turchia – scrive ad Aki – Ma sicuramente il Mit potrebbe arrivare anche fino a Mosca”. Il giovane precisa di non voler dare informazioni sul luogo in cui si trova, ma non esclude di essere ancora controllato dal Mit. “Dopotutto – afferma – non me ne accorgevo neanche prima”.

Per Dundar, la sua espulsione non ha a che fare con la sua nazionalità o con la sua fede. “Ma certo – dice – la procedura è stata molto veloce”. Tra le accuse rivolte al giovane in Italia, quelle di aver inviato email con minacce e annunci di attentati alla Cia e alle autorità italiane. Si è trattato, ha detto nei giorni scorsi, di una provocazione. “Anche se non intenzionalmente – ammette ora – ho procurato un falso allarme. Avevo le mie ragioni. Ma sarebbe stato molto meglio se si fosse andati davanti al giudice, prima di prendere qualsiasi decisione sul mio rimpatrio”.

Parlando degli attentati di Parigi e dei seguaci dell’Is, Dundar cita il filosofo sloveno Slavoj Zizek, che li ha definiti “nichilisti attivi”. “Credo che sia corretto – dice – Se veramente volessero fare qualcosa di buono, promuoverebbero la scienza, l’arte e il libero pensiero”. Gli eventi di Parigi, a suo giudizio, “vanno senza dubbio condannati. Ma, se uno è sincero, dove condannarli ovunque, non solo in Occidente”.

L’Occidente – prosegue – pensa che la libertà di parola debba essere sempre rispettata. L’Oriente sostiene che i suoi valori siano stati sminuiti. Entrambe le parti hanno argomenti validi, tuttavia gli eventi (di Parigi, ndr) devono essere condannati senza retropensieri“. Tornando a parlare della sua vicenda in Italia, Dundar si dice convinto che l’opinione pubblica “stia cominciando a capirla”.

Se il governo italiano comprendesse il mio caso straordinario – afferma – e mi invitasse a continuare i miei studi (a Pisa, ndr), ovviamente prenderei in esame la proposta, ma a tre condizioni“. La prima è che “tutte le accuse siano ritirate, in modo da poter studiare senza distrazioni”. La seconda è che non sia “trattato come un nemico e che non vengano esercitate pressioni psicologiche. Naturalmente accetterei che mi controllassero email e telefonate, una osservazione neutra è ok”. Infine la terza condizione: “Essere protetto dal Mit”. Se tutto questo accadesse, “non sarei sorpreso – conclude – se un giorno mi vedessi offrire la cittadinanza italiana”.

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