E all’Europa che trema per le sorti della moneta unica, Tsipras fa sapere di non voler abbandonare l’Euro.
Lanciato dal risentimento di una Grecia piegata dalla crisi economica ed esasperata dai tagli, Alexis Tsipras spariglia le carte del bipartitismo e si impone sulla scena politica come portavoce di una terza via che volta le spalle all’austerità.
In Parlamento entra nel 2009, quando il suo Syriza sfonda di oltre due punti lo sbarramento del 3%.
Con il cappio dei tagli che soffoca il Paese, fra i nemici del partito entra di prepotenza la Troika dei creditori internazionali che dettano ad Atene le condizioni del risanamento.
“Abbiamo fatto presente la nostra esigenza di trovare una soluzione democratica e vivibile, che consenta ai cittadini greci di avere voce in capitolo sul loro futuro – diceva Tsipras nel maggio 2010 -. Quanto suggeriamo è quindi che queste misure di austerity siano sottoposte a un referendum”.
Bagni di folla e acclamazioni pubbliche, le risposte con cui parte della piazza greca accoglie la sfida che Tsipras lancia all’ortodossia di Atene.
Una “voce contro” che spaventa e mette in crisi la politica tradizionale. Tanto più che nel 2012, dopo
un sorprendente secondo posto al voto di maggio, sfiora poi addirittura il 27% alle nuove elezioni, a cui la costringe, il mese successivo.
“Oggi stiamo aprendo la strada alla speranza – il primo commento di Tsipras ai risultati – Oggi apriamo la strada a un domani migliore, che unisca e restituisca dignità e orgoglio ai nostri cittadini”.
A chi parlava di fuoco di paglia, Syriza risponde con i numeri e con la tenuta. Due anni dopo, sul palcoscenico delle elezioni europee, il partito di Tsipras sfiora di nuovo il 27% e si afferma in Patria come prima formazione.
L’ascesa di Syriza sembra andare di pari passo con quella dell’esasperazione greca. La disoccupazione alle stelle spinge molti sotto la soglia di povertà e fra chi lavora, sempre più assistono impotenti a un’erosione dei loro redditi.
Un’emergenza che il partito di Tsipras si propone ora di contrastare, presentandosi alle elezioni con un ampio pacchetto di riforme. Fra i pilastri l’aumento dei salari minimi, il ripristino della tredicesima per i pensionati e la gratuità di cure mediche, elettricità e buoni pasto per le fasce economicamente più deboli. Il tutto
per un costo stimato fra gli 11 e i 13 miliardi di euro.
Il tempo ha cancellato dal lessico del partito parole d’ordine come lo stop al rimborso del debito. E all’Europa che trema per le sorti della moneta unica, Tsipras fa sapere di non voler abbandonare l’Euro. euronews
Capisco che i Greci debbano aggrapparsi a tutto, proprio per questo, non capisco come facciano a votare il 25 un doppiogiochista come lo è con evidenza Tsipras.
Hai ragione è proprio un doppiogiochista, i greci prenderanno un’altra sonora fregatura, a questo punto che votino Alba Dorata quelli di doppio gioco ne fanno veramente poco