È stata ancora un’altra giornata di mobilitazione a Budapest. Migliaia di persone, almeno cinquemila, si sono date appuntamento nella capitale ungherese per protestare contro il Premier Viktor Orbán. Da ottobre, da quando il governo ha presentato una tassa sull’uso di internet, poi ritirata, nel paese si svolgono regolarmente manifestazioni contro l’esecutivo.
“Noi cittadini siamo in difficoltà – dice un manifestante – Possiamo essere licenziati e rimanere senza nemmeno un contratto. Le aziende non riescono a partecipare alle gare per appalti pubblici. Ci stanno rendendo tutto impossibile”.
“Le piattaforme civiche – dice un’altra ragazza – non si costituiscono in partiti perché la gente non si fida più della politica. Ormai i politici sono screditati”.
Una crisi della politica che i cittadini vivono anche a causa delle speranze deluse dopo la caduta del regime comunista.
“Condanniamo – dice nel corso del comizio Zsolt Várady, uno degli organizzatori della protesta – i partiti perché in 25 anni non sono stati in grado di adottare misure concrete ed efficaci per diventare dei veri attori del sistema sociale e della gestione della cosa pubblica. Ed è questo che vogliamo affrontare adesso”.
Nelle manifestazioni si denuncia l’apparato politico basato sulla corruzione ma anche il riavvicinamento del governo alla Russia.
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“Nonostante il freddo sono moltissime le persone scese in piazza per chiedere le dimissioni del Primo ministro. Fino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile vedere una mobilitazione ogni due o tre settimane con migliaia di persone contro il governo Orbán. Sono in molti a sperare che la protesta abbia un reale impatto sulla politica.
Attila Magyar da Budapest per euronews”.