Sono circa 1.900 le persone giustiziate dal gruppo jihadista dello Stato Islamico dalla nascita del “Califfato” in Siria e Iraq a fine giugno. Lo ha riportato l’Osservatorio siriano per i diritti dell’uomo, che basa i suoi dati su fonti civili, mediche e militari. Le vittime sono state uccise con armi da fuoco, lapidate o decapitate. La gran parte delle esecuzioni è avvenuta nelle province di Deir Ezzor, Hassaka, Raqa e Aleppo, Homs e Hama.
Delle 1.878 persone assassinate 1.175 sono civili, di cui 4 bambini e 8 donne. Fra le vittime figurano 930 membri della tribù sunnita di Chaitat, nell’Est della Siria, che si era subito ribellata alle milizie jihadiste già durante l’estate. Altre 502 vittime erano soldati o miliziani del regime di Assad, uccisi dopo essere stati fatti prigionieri.
Inoltre 120 esecuzioni sono avvenute nei confronti di jihadisti dell’Isis che volevano abbandonare il gruppo e 80 di ribelli appartenenti al gruppo rivale del Fronte al Nusra, affiliato ad Al Qaida.