La Svezia non è più così accogliente e tollerante. Non è il solo attacco di Natale alla moschea di Eskilstuna a testimoniarlo, ma un clima generale più ostile all’immigrazione. Musulmana, innanzitutto. Ma c‘è anche la reazione della comunità a quanto accaduto, mostrata lungo le mura del luogo di preghiera.
16 novembre 2014 – In Svezia la situazione nelle no-go zone controllate da bande di musulmani si sta rapidamente deteriorando. Persino il sindacato svedese delle ambulanze ora chiede dispositivi di protezione militare per entrare nelle zone no-go.
Ci sono stati numerosi episodi di violenza negli ultimi tempi, in cui i teppisti hanno attaccato le ambulanze che rispondono alle chiamate, hanno tagliato le gomme delle ambulanze, fracassato i parabrezza e lanciato grandi sassi dal cavalcavia, mentre i paramedici stessi sono stati oggetto di violenza fisica. La situazione è diventata così terribile che l’unione ambulanza ora richiede notevolmente maggiore protezione. (Swedish Police Release Extensive Report Detailing Control Of 55 ‘No-Go Zones’ By Muslim Criminal Gangs)
“Abbiamo bisogno che i paramedici siano protetti quando si entra in queste zone calde”, ha detto il leader sindacale Henrik Johansson in un’intervista con la rivista Dagens Medicin. “Hanno bisogno di elmetti antisommossa, giubbotti antiproiettile, parastinchi e holsterpacks. Ecco le attrezzature necessarie per lavorare in questo ambiente. Naturalmente, devono anche essere dotati di maschere antigas. ”
“Così non ti sembrano agenti di polizia anti-sommossa?» ha chiesto il giornalista.
“No, direi attrezzatura di grado militare”, ha detto Johansson.
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Il premier socialista Stefan Lofven non cela la sua preoccupazione per l’intolleranza verso i musulmani il ripetersi di atti criminali verso le moschee.
“Ce ne sono stati 12 in realtà – dice – uno per mese, ed è decisamente troppo. Totalmente inaccettabile. Abbiamo avuto attacchi anche alle sinagoghe. È molto importante che ci battiamo per la libertà religiosa, perché si possa praticare il proprio credo senza paura. Minacciare ciò equivale a minacciare la nostra democrazia”.
Nessun dubbio sulla matrice d’odio razziale alla base dell’attentato incendiario, per il quale due dei cinque feriti sono ancora ricoverati in ospedale. Gli investigatori indagano sugli estremisti di destra e vagliano le testimonianze di chi avrebbe visto un uomo con una molotov poco prima che divampasse l’incendio.