13 dic – Scoppia il “caso” dei rom all’università Statale di Milano. Anche se, in realtà, secondo i gli xenofili, gli episodi sarebbero due al massimo. (Come se due non fossero già troppi).
I fatti. Durante le lezioni sono entrate in aula tre ragazze di etnia rom, dall’apparente età di 20-25 anni, che hanno chiesto l’elemosina agli studenti seduti. E’ successo in aula 211 e in aula 109. In entrambi i casi, le docenti hanno invitato (con un po’ d’insistenza) le tre ragazze a uscire. Sarebbe anche sparito il telefonino di uno studente, che poi l’avrebbe recuperato rincorrendo le ragazze.
Vengono inevitabilmente in mente le promesse del rettore Gianluca Vago, in seguito agli scontri e ai disordini di qualche tempo fa: tornelli, telecamere, vigilanza privata. Progetti che per ora non si sono concretizzati. Il Gruppo Alpha – Fronte Universitario, che raccoglie studenti di destra, ha scritto al rettore per chiedere “risposte concrete” sul “problema della presenza di persone estranee all’università, in prevalenza zingari, che disturbano e molestano studenti nei chiostri, nei corridoi e nelle aule“.
Ma esiste un problema sicurezza in Statale? “Rassicuro i colleghi studenti.” – ironizza Stefano Castoldi, membro del Senato accademico (e consigliere di zona 4). Castoldi si fa poi serio: “Si parla di episodi del tutto isolati. Parlare di invasione è completamente fuorviante“.
E sulla questione dei tornelli, Castoldi scinde il problema in due. “L’Universita’ è per definizione uno spazio aperto alla società. Ma poi c’è anche una questione pratica – afferma – tornelli agli ingressi di Festa del Perdono significherebbe code sterminate negli orari delle lezioni, costi elevati e difficoltà logistiche: cosa fa uno studente che dimentica il badge? E un professore ospite? E un amico non dell’Unimi con cui vuoi studiare in bibiloteca?”.
“Per non parlare dei turisti”, prosegue: “La sede centrale è meta di visitatori ogni giorno”.