“Tutti gli atti compiuti da chi è stato eletto col Porcellum siano invalidati”

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Lettera a Napolitano di Carlo Violati

Signor Presidente, potrebbe essere eccessivo dichiarare che tutti gli atti compiuti da chi è stato eletto col Porcellum (legge dichiarata incostituzionale) siano invalidi (compresa la Sua rielezione).

La legge non era stata considerata incostituzionale fino alla sua emanazione e gli atti compiuti prima della sentenza sono “acqua passata”. E l’Italia doveva pure essere governata, magari male, ma governata.

Certamente, però il Capo dello Stato, preso atto che lui e tutti i parlamentari sono stati eletti con una legge contraria alla suprema legge dello Stato, si dovrebbe subito dimettere dopo aver indette nuove elezioni con l’ultima legge valida (che non poteva essere abrogata da una legge incostituzionale).

E “NON PUO’ E NON DEVE” UN PARLAMENTO DELEGITTIMATO MODIFICARE LA COSTITUZIONE E FARSI UNA LEGGE ELETTORALE DI COMODO.

Cosa aspetta Signor Presidente, a dichiarare sciolto il Parlamento e fissate le nuove elezioni per ridare all’Italia un Parlamento ed un governo che risponda alla suprema legge dello Stato ?

E come può permettere che il Capo del Governo (eletto solo da pochi milioni di appartenenti ad un partito e non eletto se non dai cittadini di Firenze) osi fissare la durata del governo fino al 2018 ?

– Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, che a Gennaio ha dichiarato incostituzionale l’attuale legge elettorale (Porcellum), sul tema arriva anche quella della Corte di Cassazione, ed è clamorosa.

I giudici hanno, infatti, accertato, su ricorso di alcuni cittadini, che c’è stata “una grave lesione al diritto di voto nelle elezioni per la Camera dei Deputati del Senato, svoltesi successivamente all’entrata in vigore della legge 270/2005 e sino alla pubblicazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 1 del 2014″.

Il Parlamento eletto col “porcellum” dunque, è illegittimo: “I cittadini elettori – scrivono i giudici- non hanno potuto esercitare il diritto di voto personale, eguale, libero e diretto secondo il paradigma costituzionale, per la oggettiva e grave alterazione della rappresentanza democratica, a causa del meccanismo di traduzione dei voti in seggi, intrinsecamente alterato dal premio di maggioranza disegnato dal legislatore del 2005, e a causa della impossibilità per i cittadini elettori di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento…”.

La Suprema Corte, nel suo pronunciamento, ha precisato che la Corte Costituzionale ha ripristinato per il futuro la legalità costituzionale della legge elettorale, “ma non ha potuto accertare quali effetti abbiano avuto le norme incostituzionali sul diritto al voto dei cittadini elettori nel tempo della loro vigenza”.