Attacchi hacker, gli Usa vogliono la guerra e accusano la Russia

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4 ott. – L’attacco hacker a JPMorgan che ha messo rischio 83 milioni di clienti della banca Usa, in realta’ sarebbe stato molto piu’ insidioso ed esteso e avrebbe riguardato almeno altri 9 grandi istituti finanziari. Lo rivela il New York Times, citando fonti del governo e dell’industria.

Secondo il quotidiano le autorita’ di Washington, che stanno indagando su questa intrusione informatica, definita la piu’ grande e pericolosa della storia, sono molte preoccupate e temono altre azioni di questo tipo in futuro. Gli inquirenti avrebbero scoperto che gli hacker hanno operato in Russia, con il beneplacito delle autorita’ di governo. Pentagono: “Agli attacchi hacker potremmo rispondere con le bombe”

Secondo le fonti non e’ ancora chiaro quanto in profondita’ siano arrivati gli attacchi effettuati nelle altre 9 aziende finanziarie, le cui identita’ non sono ancora note.

Da anni il Pentagono ripete che si puo’ rispondere militarmente agli attacchi degli hacker. Un rapporto del dipartimento della Difesa sostiene che “gli attacchi informatici possono essere ritenuti un atto di guerra”.

Charles Dunlap, generale dell’aeronautica militare americana in pensione e professore di diritto internazionale alla Duke University, è d’accordo: se gli effetti sono gli stessi, un cyber-attacco deve essere regolato dalle stesse leggi che regolano un qualsiasi altro tipo di attacco.

È notizia di giugno 2014, tramite un’anticipazione fatta da ZDnet, che la NATO ha inserito gli atti di cyberwarfare, cioè le aggressioni ad una nazione tramite attacchi informatici, come riconducibili ad atti di guerra in conformità all’articolo 5 del Trattato Nord Atlantico.