Secondo la talpa di Wikileaks bisogna che i jihadisti creino il loro “Stato”

Secondo la talpa di Wikileaks, Bradley Manning, un tempo analista a Baghdad, bisogna permettere agli jihadisti di creare il loro “Stato” in cui, col tempo, “il fuoco militante si estingua da solo”.

 

27 ottobre – L’autoproclamato Stato islamico ha armi e denaro. L’organizzazione viene descritta come il gruppo fondamentalista più ricco al mondo. La forma di finanziamento è diversa rispetto al passato. Se in un primo momento, le donazioni provenienti dai paesi del Golfo sono state la principale fonte di finanziamento oggi l’Isil si autofinanzia.

Risorsa principale, il petrolio – venduto sul mercato nero – rappresenta più della metà delle entrate. Poi ci sono i saccheggi dei territori conquistati, il racket e il commercio illegale di beni preziosi. A queste voci vanno aggiunte le entrate, quantificate in diversi milioni di dollari, derivanti dai riscatti e dalla tratta di esseri umani. Fonti di finanziamento difficili da neutralizzare.

Secondo le stime dei servizi segreti statunitensi, l’organizzazione guadagna almeno 3 milioni di dollari al giorno.

Per indebolirla finanziariamente, gli Stati Uniti e i suoi alleati stanno colpendo gli impianti petroliferi conquistati dagli islamisti.

E altrettanto vero che l’avanzata dell’Isil ha un costo. Gli islamisti devono pagare i combattenti e gestire un territorio sempre più vasto.

“Le entrate equivalgono a due o tre milioni di dollari al giorno. Io ritengo siano inferiori, ma diamo questo dato per buono. Equivarrebbe a una cifra tra i 700 milioni e il miliardo di dollari all’anno – spiega l’analista finanziario, Robin Mills, capo dei consulenti di Manaar Energy Consulting and Project Management – Una quantità enorme di denaro per un gruppo terroristico, ma una piccola somma per uno Stato, come affermano di essere. Perché uno Stato deve servizi sociali e mantenere un certo tipo di attività economica nei territori che controlla. In questo caso un miliardo dollari è nulla in confronto al denaro speso in queste aree prima del conflitto”.

exxon