di Domenico Rosa
26 settembre – Dopo le polemiche dei giorni scorsi legate al diniego del cardinale Giuseppe Betori di far celebrare la messa in latino (clicca qui), la giornata di ieri, dedicata alla presentazione del libro del teologo Padre Serafino Lanzetta: ‘Il Vaticano II. Un Concilio pastorale‘, si è svolta in un clima sereno. All’appuntamento, che ha visto riempirsi la sala dell’auditorium del Consiglio Regionale della Toscana, hanno partecipato Giovanni Donzelli, capogruppo di FdI in Regione, Ascanio Ruschi, presidente della Comunione Tradizionale, Carlo Manetti, docente di Relazioni Internazionali e di Crisi della Chiesa, Roberto de Mattei, docente di Storia del Cristianesimo e Preside della Facoltà di Storia dell’Università Europea di Roma, Presidente della Fondazione Lepanto, Pucci Cipriani, direttore di Controrivoluzione.
Proprio quest’ultimo, dopo aver letto il saluto del direttore di Riscossa Cristiana ai convegnisti (clicca qui), ha ricordato quando nei terribili anni della contestazione, in cui don Milani, dichiarava: ‘l’obbedienza non è più una virtù’, don Mazzi dava vita alla comunità di base dell’Isolotto contro il potere centrale della Chiesa, loro – i tradizionalisti – si schieravano dalla parte del vescovo: ‘Ubi Petrus, ibi Ecclesia’ (Dov’è Pietro, lì è pure la Chiesa). Insomma l’autorità si rispetta sempre. Di questo parere è anche l’avvocato Ruschi che però non nasconde l’amarezza per il trattamento ricevuto dall’alto prelato.
L’occasione per stemperare i toni è proprio la presentazione del libro del frate allontanato dalla sua parrocchia di Ognissanti a seguito del commissariamento dell’Ordine dei francescani dell’Immacolata. Padre Lanzetta, teologo molto apprezzato, ha scritto una monumentale opera sul Concilio, nata come tesi di abilitazione alla libera docenza alla Facoltà Teologica di Lugano, in Svizzera, nel maggio 2011. Fra la documentazione emersa negli archivi si trova un importante intervento di Paolo VI sulla Dei Verbum, così come dalla consultazione all’Archivio Segreto Vaticano Lanzetta ha trovato un prezioso carteggio con il Cardinale Ottaviani, dal quale emerge la preoccupazione di Papa Montini per l’imminente approvazione del De Divina Revelatione, manifestando l’esplicito desiderio di sottolineare il ruolo della Tradizione costitutiva della Fede (p. 245).
Andando al cuore del discorso dell’ex priore, il Concilio Vaticano II non annulla con un colpo di spugna la storia bimillenaria della Chiesa, anche se, come spiega De Mattei, la Chiesa post-conciliare abdica alla sua natura di Chiesa militante e in nome di un fantomatico irenismo non lotta più per mantenere viva l’unica Verità. Senza Cristo al centro della vita delle nazioni l’Europa risulta senza spina dorsale, fiacca e alla mercé del violento integralismo islamico e delle magie di moda delle religioni orientali. Se la messa diventa assemblea, momento comunitario e non più sacrificio, il passo verso il relativismo è breve. Si avvera il peggior ecumenismo che spalanca le porte alla profezia di Chesterton: “Quando la gente smette di credere in Dio, non è vero che non crede in niente, perché crede in tutto”.
Per dirla con le parole di Paolo VI: “Il Concilio tanto vale quanto continua la vita della Chiesa; esso non la interrompe, non la deforma, non la inventa; ma la conferma, la sviluppa, la perfeziona, la ‘aggiorna’”. Ma gli aggiornamenti hanno mutato il volto della Chiesa. Lo spirito del Concilio si è confuso con lo spirito del mondo e a questo punto va rimesso al centro del discorso la verità immutabile che non è data solo dalla scrittura (Lutero), ma anche da secoli di Magistero. Solo così l’Europa riacquisterà solide radici e nessun nuovo vento potrà spazzarla via.