La doppia morale di Renzi e dei Pdioti

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20 settembre – Tiziano Renzi, il padre del non eletto presidente del Consiglio, è indagato dalla Procura di Genova per bancarotta fraudolenta nell’ambito dell’inchiesta condotta dai pm Marco Ayroldi e Nicola Piacente sul fallimento, avvenuto nel 2013, della società di distribuzione Chil Post. La vendita della società, effettuata dal signor Tiziano nel 2010, sarebbe ritenuta dai giudici fittizia e, come a dimostrare che si tratterebbe di un equivoco, Tiziano Renzi ha evitato di dilungarsi in commenti e si è limitato a dire: “”Ne prendo atto, ringrazio la magistratura, è un atto a mia tutela, ma essendo io indagato non posso dire niente. Appena avrò tempo, a dimostrazione di quanto sono preoccupato, farò un comunicato stampa”.

Tuttavia il fatto fa notizia, non solo perché riguarda il padre de ‘vado al governo solo se eletto’, ma anche perché, parliamoci chiaro, non è certo edificante il fatto che suo padre abbia ceduto la società all’imprenditore Massone, suo socio all’1% e ovviamente anch’esso indagato insieme ad Antonello Gabelli, dopo aver avuto cura di svuotarla completamente e di lasciarla senza aver onorato i debiti che avrebbe dovuto pagare.

Per giunta si tratta della società di cui Matteo Renzi è stato titolare insieme alle sorelle e di cui, proprio prima di candidarsi alla presidenza della Provincia di Firenze, – guarda caso – ha pensato bene di cedere le proprie quote col preciso scopo di poter essere poi assunto nel 2003, sempre come co.co.co. ma figurando come dirigente, condizione creata ad hoc per percepire astutamente i contributi previdenziali pagati, neanche a dirlo, dalla collettività.

Ricordiamo che Renzi è stato accusato di aver sperperato circa 30 milioni di euro durante la presidenza della Provincia di Firenze. Pertanto, lasciateci almeno dire che la doppia morale di Matteo Renzi e della sua famiglia sia molto, ma molto discutibile.

Ovviamente silenzio bolscevico nel Pd, mentre dall’alleato di governo NCD, i Nuovi Comunisti Democratici, sono arrivate a profusione le dichiarazioni di solidarietà all’ebetino, alle quali si sono aggiunte anche quelle di alcuni esponenti (come ad esempio Maurizio Gasparri) di quella che in teoria dovrebbe essere l’opposizione, ma che in realtà sono commensali alla stessa tavola e mangiano alle spalle degli italioti che ancora credono a questi cialtroni, parassiti, indagati, imputati, condannati, ladri e corrotti permettendo a questo governo abusivo di stare in piedi.

Armando Manocchia