13 set. – “Fratelli, l’umanita’ ha bisogno di piangere, e questa e’ l’ora del pianto”. Papa Francesco ha concluso con queste parole la sua omelia al sacrario militare di Redipuglia. “Con cuore di figlio, di fratello, di padre, chiedo a tutti voi e per tutti noi – ha scandito – la conversione del cuore: passare da quel ‘A me che importa?’, al pianto. Per tutti i caduti della ‘inutile strage’, per tutte le vittime della follia della guerra, in ogni tempo”.
“La guerra non guarda in faccia a nessuno: vecchi, bambini, mamme, papa’?”, ha sottolineato Papa Francesco nell’omelia al sacrario militare di Redipuglia, ricordando “la risposta di Caino: ‘A me che importa? Sono forse io il custode di mio fratello?'”. “Sopra l’ingresso di questo cimitero – ha detto Bergoglio – aleggia il motto beffardo della guerra: ‘A me che importa?’. Tutte queste persone, i cui resti riposano qui, avevano i loro progetti, i loro sogni?, ma le loro vite sono state spezzate.
E l’umanita’ ha detto: ‘A me che importa?'”. Ovviamente il papa, ignora (o finge di ignorare) che l’umanità non è artefice, ma è vittima delle guerre, decise da chi ha il potere, cioè dalle persone con cui proprio lui si accompagna spesso e piacevolmente.
Secondo il Pontefice, “questo atteggiamento e’ esattamente l’opposto di quello che ci chiede Gesu’ nel Vangelo”. Papa Francesco ha ricordato infatti che Gesu’ e’ nel piu’ piccolo dei fratelli: Lui, il Re, il Giudice del mondo, e’ l’affamato, l’assetato, il forestiero, l’ammalato, il carcerato?”. “Chi si prende cura del fratello – ha scandito – entra nella gioia del Signore; chi invece non lo fa, chi con le sue omissioni dice: ‘A me che importa?’, rimane fuori”.
“Anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidita’ di denaro e di potere (vedi foto sopra), e c’e’ l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante!”. E’ stata questa la denuncia piu’ forte di Papa Francesco nell’omelia pronunciata al sacrario militare di Redipuglia. “Questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hanno scritto nel cuore: ‘A me che importa?'”, ha affermato Bergoglio. “E’ proprio dei saggi – ha osservato Francesco – riconoscere gli errori, provarne dolore, pentirsi, chiedere perdono e piangere”.
Ma i promotori delle guerre non si pentono. “Con quel ‘A me che importa?’ che hanno nel cuore gli affaristi della guerra, forse guadagnano tanto, ma il loro cuore corrotto ha perso la capacita’ di piangere. Quel ‘A me che importa?’ impedisce di piangere. Caino non ha pianto”, ha detto il Pontefice con amarezza. L’ombra di Caino ci ricopre oggi qui, in questo cimitero. Si vede qui. Si vede nella storia che va dal 1914 fino ai nostri giorni. E si vede anche nei nostri giorni”. (AGI) .