6 sett – – In oltre due mesi ha sempre negato. Interrogatori, ricerche, ricostruzioni, video “rubati”: niente. La risposta è stata sempre la stessa: “Non posso confessare qualcosa che non ho fatto”. E ora è lui, Massimo Giuseppe Bossetti, il carpentiere di Mapello in cella per l’omicidio di Yara Gambirasio, a sfidare la procura.
Il muratore, accusato del rapimento e dell’uccisione della ragazzina di Brembate Sopra, avrebbe infatti chiesto agli inquirenti – tramite i suoi avvocati – di essere sottoposto alla macchina della verità.
A rivelarlo è stata, venerdì sera su Retequattro, la trasmissione “Quarto Grado”. Secondo quanto raccontato dall’inviato del programma, gli inquirenti non avrebbero conferma della presenza del carpentiere di Mapello in cantiere il 26 novembre 2010, giorno della scomparsa della tredicenne di Brembate.
Sempre secondo le fonti di “Quarto Grado”, nel furgone di proprietà di Bossetti sarebbero state repertate tracce ematiche appartenenti all’uomo. Una scoperta questa che potrebbe confermare, almeno in parte, la tesi dell’indagato che aveva sempre sostenuto di perdere sangue dal naso, collegando questo suo problema alla traccia di Dna trovata sul corpo della piccola Yara.
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Il padre di Yara: Prima l’appello ai rapitori. Poi dritto al bar di Mapello a giocare col videopoker
Hanno rovinato la vita di quest’uomo e della sua famiglia senza avere le prove sufficienti per accusarlo. Ma gli italiani si rendono conto di cosa ciò vuole dire?
Sicuramente no altrimenti più del 40% non avrebbe votato Renzi all’Europee.