31 luglio – I crudi numeri non ci consegnano le dimensioni effettive del disastro economico e sociale che vive l’Italia. Ma ci aiutano a comprenderlo, ed anche a capire come le politiche austeritarie per tenere in piedi l’euro, il sistema bancocratico e il capitalismo-casinò, abbiano affossato il nostro Paese.
PIL: dal 2007 al 2013 -8,7% .
PIL PRO-CAPITE: dal 2007 al 2013 – 9,1%.
REDDITO REALE DISPONIBILE PER LE FAMIGLIE: dal 2007 al 2013 -10,2%.
RICCHEZZA NAZIONALE: dal 2007 al 2013 persi 843 miliardi pari al -9%.
PRODUZIONE INDUSTRIALE: dal 2007-2013 -25,5% . Nello stesso periodo, a livello mondiale la produzione industriale è cresciuta del 10%.
POTENZIALE INDUSTRIALE: dal 2007 al 2013 perso il 15%.
NUMERO AZIENDE CHIUSE: nel periodo 2001-2013 perse 120.000 (CENTOVENTIMILA) fabbriche.
Nel periodo 2008-2013 hanno chiuso 75.000 (SETTANTACINQUEMILA) imprese artigiane. Il 2013 è stato l’anno record dei fallimenti: 111.000 (CENTOUNDICIMILA).
DISOCCUPAZIONE: dal 2007 è più che raddoppiata: dal 6,1% al 12,7% attuale. I disoccupati ufficiali sono 3milioni e 300mila, ai quali vanno aggiunti altri 3 milioni di persone che non si rivolgono ai centri per l’impiego (i cosiddetti “sfiduciati”). Nello stesso periodo la Germania ha conosciuto invece il record storico degli occupati.
DISOCCUPAZIONE GIOVANILE: dal 2007 ad oggi è più che raddoppiata, passando dal 20,3% del 2007 al 43% attuale.
TASSO DI OCCUPAZIONE: è passato dal 58,7% del 2007 al 55,5% del 2013.
POSTI DI LAVORO PERSI NELL’INDUSTRIA: dal 2001 persi 1 milione e 160mila posti di lavoro.
CONSUMI DELLE FAMIGLIE: dal 2007-2013 -9,5%. Negli ultimi due anni: -4,3% del 2012, -2,6% nel 2013.
POVERTÀ: secondo Eurostat gli “individui a rischio povertà o esclusione sociale” nel 2008 erano in Italia il 25,3%, 29,9% nel 2012. L’ Istat è più preciso: Un italiano su dieci in povertà assoluta. Tra il 2012 e il 2013, l’incidenza della povertà assoluta è aumentata dal 6,8% al 7,9% (per effetto dell’aumento nel Mezzogiorno, dal 9,8 al 12,6%), coinvolgendo circa 303 mila famiglie e 1 milione 206 mila persone in più rispetto all’anno precedente. Povera o quasi una famiglia su cinque. Per quanto riguarda la povertà relativa in Italia 3 milioni e 230 mila famiglie sono sotto la soglia —si tratta dei nuclei composti di due persone che spendono meno di quanto avvenga nella media pro capite del Paese, cioè 972,52 euro mensili. Per la precisione, la loro spesa media nel 2013 è stata di 764 euro mensili, in calo dai 793,32 del 2012. Un dato che scende nel Mezzogiorno a 744 euro.
DISUGUAGLIANZA: ne 2007 l’indice di Gini era di 0,31, nel 2013 era di 0,34. Per la cronaca nel 1992 era 0,27. Quel che possiamo dire è che la crisi ha accentuato le disuguaglianze. Con 0,34 l’Italia è risultata nel 2013 il paese più diseguale dell’Unione Europea dopo la Gran Bretagna.
SALARI: con uno stipendio netto di 21.374 dollari l’anno, l’Italia si colloca al 23 posto nella classifica Ocse. Se la passano peggio degli italiani, in Europa, solo i portoghesi e gli abitanti dei Paesi dell’Europa orientale.
RISPARMIO: a fronte dell’aumento dei cittadini sotto la soglia della povertà, sono cresciuti i denari lasciati in custodia alle banche: nel 2013 del + 5,7% sull’anno precedente, a 1.2016 miliardi di euro.
DEBITO PUBBLICO: era al 103,3% del Pil nel 2007 nel 2013, ha raggiunto il 132,9% del 2013. L’ultimo rilevamento di Bankitalia ci dice che il debito pubblico ha toccato a maggio 2014 un uovo record storico: quota 2.166,3 miliardi. Con un aumento di 20 miliardi sul mese precedente.
DEBITO PRIVATO: qui possiamo fare i confronti con il 1998 (anno di ingresso nell’euro). Nel periodo 1998-2012 le variazioni sono state queste (in % sul Pil): imprese da 85 a 120%, banche e istituzioni finanziarie da 40 a 110%, famiglie da 30 a 50%. In questo periodo quello che è cresciuto meno è stato proprio il debito pubblico: dal 120 al 127% del 2012. In totale il debito (pubblico e privato) è passato dal 275% ad oltre il 400%.
SOFFERENZE BANCARIE: dal 2007 al 2013 sono cresciute di +100 miliardi. Ad Ottobre 2013 le sofferenze lorde erano pari a 147,3 miliardi. In rapporto agli impieghi il 7,7%, il massimo dal 1999.
FINANAZIAMENTI ALLE IMPRESE: malgrado i tassi della Bce siano prossimi allo zero, il tasso medio per i prestiti alle Pmi (dati ottobre 2013) è al 4,49%, mentre negli altri paesi dell’Eurozona una pmi a ottobre ha pagato in media un tasso del 3,83 per cento.
TASSE: la tassazione ha raggiunto il 44% rispetto al Pil. Se si considera il periodo tra il 2011 e il 2012, soltanto l’Ungheria in Unione Europea ha conosciuto un aumento delle tasse rispetto al Pil superiore a quello dell’Italia.
Nota.
Fonti: Istat, Eurostat, Bankitalia, Abi, Cerved, Governo, Fmi, Ocse, Centro studi Confindustria, Ires Cgil, Cgia di Mestre.
Autori: Questo straodinario studio economico è stato realizzato dalla redazione del blog “Sollevazione – Coordinamento Nazionale della Sinistra contro l’euro” – che ringraziamo.
80% dei sudditi possono dormine sogni tranquilli è quello che volevano … il 20 % lotta democraticamente per un futuro migliore e combattono fra lupi famelici …e chiedo scusa ai lupi