23 luglio – La Commissione Ue ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia europea per non avere recuperato, come ingiunto nel 2012, gli aiuti di stato illegali concessi a Sea Handling. Per Bruxelles i 360 milioni di euro concessi tra il 2002 e il 2010 da Sea alla controllata Sea Handling sono incompatibili con le norme Ue. A giugno 2010, a seguito di una denuncia, Bruxelles aveva avviato un’indagine approfondita su una serie di apporti di capitale effettuati da Sea, senza preventiva notifica alla Commissione, tra il 2002 e il 2010 a favore della sua controllata Sea Handling.
Da questa è emerso che non sono stati effettuati a condizioni di mercato, fornendo quindi a Sea Handling un vantaggio indebito rispetto alla concorrenza, oltre a violare le norme Ue in materia di aiuti di stato per le imprese in difficoltà finanziaria La Commissione ha quindi ingiunto di recuperare gli aiuti all’Italia che aveva quattro mesi di tempo per farlo ma, sino ad oggi, a distanza di un anno e mezzo, la società non ha rimborsato nessun importo. Nel frattempo, nel marzo dell’anno scorso, l’Italia, Sea Handling e il Comune di Milano hanno chiesto al Tribunale Ue di sospendere la decisione del 2012 della Commissione, ma questo ha respinto la domanda di provvedimenti cautelari nel luglio 2013 e, in ogni caso, il ricorso non sospende l’obbligo per lo stato membro di recuperare l’aiuto ritenuto incompatibile.
Lo scorso 9 luglio, poi, la Commissione ha avviato un’altra indagine approfondita per valutare se un apporto di capitale pari a 25 milioni di euro effettuato da Sea a favore della sua nuova controllata incaricata della gestione dei servizi a terra, Airport Handling, fosse compatibile con le norme Ue sugli aiuti di stato. Secondo il parere preliminare espresso da Bruxelles, la finalità e il risultato della costituzione della nuova società sono in realtà quelli di evitare la restituzione dell’aiuto di stato incompatibile concesso a Sea Handling, di cui Airport Handling può essere considerata il successore economico. ANSA Europa