Acqua pubblica: “Perché lasciare mano libera al gestore?”

IMOLA 22  DIC- “Esprimiamo sconcerto nell’apprendere che i sindaci dei Comuni della Provincia di Bologna, senza alcun preventivo confronto e coinvolgimento si appresterebbero a rinnovare una convenzione che ci legherebbe per altri cinque anni all’attuale gestore concedendogli la libertà di caricare sulle nostre tariffe la copertura di oneri finanziari per presunti debiti che il gestore avrebbe contratto per assicurare gli investimenti necessari nel servizio idrico, ma che Ato5 non ha ancora verificato se esistano davvero e in che misura”.
Questa la presa di posizione del comitato “Acqua pubblica” a seguito dell’incontro di lunedì 19 dicembre con l’assessore Mazzini, coadiuvato da un funzionario di Ato5, sulla nuova convenzione e gli annunciati aumenti tariffari da parte di Hera.
“Non è pensabile, né giuridicamente né politicamente, che i sindaci lascino ad un creditore la facoltà di decidere l’entità della cifra di cui siamo debitori. Così come non è possibile pensare di reintrodurre surrettiziamente la remunerazione del capitale, dandogli forma diversa ma con lo stesso contenuto, senza tradire la volontà popolare e i deliberati costituzionali”.
Il comitato “Acqua pubblica”, facendosi portavoce dei cittadini che hanno contribuito, attivamente o anche solo con il proprio voto, alla vittoria dei quesiti referendari, chiede ai sindaci del Circondario e dell’intera Provincia di Bologna, “di non sottoscrivere la nuova convenzione 2011/2015 e l’adeguamento tariffario per l’anno 2012 finchè l’ente gestore non dimostrerà, conti economici e stati patrimoniali alla mano, l’esistenza e l’esatto importo dei debiti eventualmente contratti e specificatamente riconducibili alla gestione del Sistema idrico integrato, di riconoscere conseguente al medesimo gli oneri finanziari solo se indiscutibilmente originati da tali debiti, e di richiedere che l’ente gestore provveda alla gestione contabile separata per il Sistema idrico integrato per la tutela e la salvaguardia, anche economica, di questo bene primario garantendo all’ente regolatore il più ampio e libero accesso alla medesima”. Si segnala, inoltre, “la necessità che la tariffa del Servizio idrico integrato osservi una modulazione tale da caricare i costi del servizio su chi consuma di più ed invece salvaguardi il più possibile chi la utilizza oculatamente e nel rispetto del minimo vitale (50 lt pro-capite)”.