Senatori in fuga dal ristorante dopo i rincari

Da Palazzo Madama i parlamentari si spostano a Montecitorio per pranzare: il conto è meno salato.

21 dic. – Frequentatissimo prima, semivuoto ora. Il ristorante di Palazzo Madama perde clienti. Il motivo? Questa estate, quando è esploso il caso dei prezzi stracciati praticati a Palazzo Madama, i senatori pagavano 2,68 euro per una bistecca di manzo e 5,23 euro per una spigola. Secondo i calcoli, al momento del conto ai senatori veniva chiesto un importo pari al 13 per cento del costo effettivo delle pietanze consumate: la differenza la metteva l’amministrazione del Senato.

Di fonte alle polemiche, l’ufficio di presidenza del Senato è corso ai ripari. Ora per un pasto medio si spendono circa 30 euro, ma il risultato dell’adeguamento dei prezzi è che i senatori si riversano sul ristorante di Montecitorio, dove si spende di meno, o mangiano in piedi alla buvette un sandwich o un piatto di affettati.

Si calcola che gli aumenti abbia causato un calo delle presenze pari al cinquanta per cento. Di fronte allo spettacolo quotidiano dei tavoli deserti, la Gemeaz cusin, la società che ha preso la gestione della ristorazione senatoriale, ha deciso di proporre a Palazzo Madama la rescissione consensuale del contratto, sottoscritto il 12 febbraio del 2010, non trovando piu’ conveniente impegnarsi in un’impresa che non produce utili.

In attesa di quello che deciderà il Senato, la Gemeaz ha deciso di intervenire sul personale: dopo aver cercato un accordo con i sindacati interni per la messa in cassa integrazione di 20 dipendenti, sono partite nove lettere di licenziamento: i destinatari sono sei camerieri, due cuochi e un tabaccaio.

Di fronte alla prospettiva di perdere il lavoro, i dipendenti della società che lavorano a Palazzo Madama , una trentina in tutto, si sono asserragliati martedì pomeriggio nei locali del ristorante per poi riaprire per servire la cena. A pochi, pochissimi senatori.

tgcom