14 luglio – (da IL MATTINO) «Aiutate mia figlia, salvate mia figlia». L’urlo di dolore si staglia come una martellata nella sera dell’ennesimo delirio domiziano. A lanciarlo è Grazia Porcellini, titolare del bar, dell’appartamento e della macchina che sta prendendo fuoco in via Lista, di Pescopagano.
I tumulti sono cominciati da un paio d’ore. Le fiamme da circa venti minuti. La donna è appena arrivata. Poco prima si trovava al lavoro, in un luogo diverso da questo. Adesso è ferma al cordone posto dai carabinieri nel lato est della strada. Le forze dell’ordine non la lasciano passare. Vuole lanciarsi nelle fiamme, perché sostiene che al primo piano dell’immobile che sta per essere completamente divorato dalle fiamme c’è la figlia diciassettenne, che l’ha chiamata terrorizzata al telefonino. I vigili del fuoco, però, non riescono a intervenire immediatamente. Gli immigrati che stanno devastando tutto in questo tratto di strada sono troppi, rispetto alle forze dell’ordine. Si deve attendere l’arrivo di rinforzi.
«Sono i padroni di tutto», continua a urlare la titolare dell’immobile sotto attacco, riferito a coloro che stanno dando fuoco a casa sua. «Sono gli africani che la comandano qui – urla – e noi dobbiamo solo subire». Finalmente ilgruppo d’immigrati in rivolta comincia a diminuire. I pompieri si portano sul posto e cominciano a domare le fiamme, nonostante ci sia ancora sul posto qualche africano agitato. Qualcuno di loro si dota di respiratori artificiali e si lancia nell’immobile in fiamme, alla ricerca della ragazza. Esce poco dopo, ma racconta di non aver trovato nessuno nell’appartamento. La ragazza probabilmente è riuscita a mettersi in salvo. Poco dopo, da una stradina laterale spunta la giovane. È in preda al panico. Abbraccia la mamma, ma poco dopo inizia a inveire nei confronti delle forze dell’ordine, che l’avrebbero abbandonata nell’appartamento in balia degli immigrati che stavano devastando casa sua.
«Mi hanno aggredita. Mi hanno dato un calcio nella pancia e cazzotti in testa, mi volevano bruciare viva in casa – urla la giovane piangendo – vedevo da lontano le sirene dei carabinieri e polizia, ma nessuno di loro è entrato in casa per salvarmi. Sono dovuta scappare per salvarmi, perché?». I suoi parenti cercano di tranquillizzarla. L’accompagnano all’ambulanza per farla condurre alla vicina clinica Pineta Grande. Ma qui ci troviamo a Castel Volturno, e nonostante ci sia il delirio più assoluto, c’è una sola ambulanza, che in questo momento deve soccorrere una donna che nella stessa via ha rotto le acque e sta partorendo per strada. Per la ragazza che ha rischiato di morire bruciata in casa, c’è solo la vettura di un conoscente che può accompagnarla in ospedale.
vi.am.
in africa a casa loro,se si lasciano andare così vengono repressi con le forze dell’ordine senza falsi buonismi
ma qui siamo in un regime pro invasione a scapito degli italiani,che il governo vorrebbe educare alla convivenza con simili soggetti,per non dire altro…
probabilmente si sfocerà in disordini molto peggiori,solo che le forze dello stato reprimerà gli abitanti e non gli invasori.
non è razzismo,ma reazione al troppo in casa propria..se RENZI non lo capisce dovrà rendere conto degli eventuali morti,feriti distruzioni eccetera.
Purtroppo questo è quello che succede quando uno stato ha smesso di esistere, quando le forze buoniste sinistrosse, preti inclusi, hanno sposato l’ideologia dell’accoglienza. Questo è un atto di razzismo nei confronti del popolo italiano, però nessun antirazzista sinistrosso avrà il coraggio di protestare. Se le cose non cambieranno sarà l’inizio della fine di tutti noi, relegati ad una minoranza di superstiti..
Tranquilli con EUROGENFOR (lex paciferat) queste cose non accadranno più.
:^D