Ecco un esempio di discussione sulla questione mediorientale, tratto dal colloquio con il premier israeliano Golda Meir:
Signora Meir, sa qual è l’opinione di molti?
È che il terrorismo arabo esiste ed esisterà sempre finché vi saranno i profughi palestinesi.
Non è vero, perché il terrorismo è divenuto una specie di internazionale malvagia: una malattia che colpisce persone le quali non hanno nulla a che fare con i profughi palestinesi. Consideri l’esempio dei giapponesi che commisero la strage di Lidda. Gli israeliani occupano forse territori giapponesi? Quanto ai profughi, ascolti: ovunque scoppia una guerra vi son profughi. Non ci sono solo i profughi palestinesi al mondo: vi sono quelli pakistani, indù, turchi, tedeschi… Perbacco, esistevano milioni di profughi tedeschi lungo il confine polacco che ora è Polonia. Eppure la Germania si assunse la responsabilità di questa gente che era la sua gente. E i sudeti? nessuno pensa che i sudeti debbano tornare in Cecoslovacchia. Com’è che tutti si commuovono per i palestinesi e basta? Ma il caso dei palestinesi è diverso, signora Meir, perché… Lo è certamente. Sa perché? Perché, quando c’è una guerra e la gente scappa, di solito scappa verso paesi di lingua diversa e religione diversa. I palestinesi, invece, fuggono verso paesi dove si parla la loro stessa lingua e si osservava la loro stessa religione. Fuggirono in Siria, Libano, in Giordania: dove nessuno fece mai nulla per aiutarli. […]. Signora Meir, non sente almeno un pò di pena per loro? Certo che la sento. Ma la pena non è responsabilità, e la responsabilità verso i palestinesi non è la nostra: è degli arabi. Noi, in Israele, abbiamo assorbito circa un milione e quattrocentomila ebrei arabi. […]. Certo abbiamo problemi con loro, ma resta il fatto che li abbiamo accettati e aiutati. Gli arabi invece non fanno mai nulla per la propria gente. Se ne servono e basta.
Ogni incontro di questo tipo ha esposto la Fallaci ad una serie di problemi e di rischi. Innanzitutto è difficile esser presa sul serio da interlocutori di questo calibro. Inoltre si è confrontata con realtà culturali totalmente diverse, con il problema del traduttore e della palese opposizione tra le sue idee e quelle dei suoi interlocutori. Oriana Fallaci decise di non venire mai meno alle proprie convinzioni giuste o sbagliate che siano. Da questa analisi emerge una donna spietata, priva di alcun affetto presso il suo interlocutore; in una vecchia intervista del 1961 nella trasmissione “Controfagotto” dirà al presentatore Ugo Gregoretti dopo averla provocata, «eppure a me sembra di essere cosi buona!». Effettivamente lo era verso alcune donne, dove scatta una simpatia immediata, una solidarietà istintiva, e anche una scelta di campo dichiaratamente femminista. Giudica “fantastica” la premier israeliana Golda Meir, con la “modestia irritante” che le ricorda sua madre. Riesce perfino a trovarle femminilità e una forma di bellezza. La difende dalla volgare ironia maschile:
[…] Io non sarò mai obbiettiva su Golda Meir. […] A mio avviso, anche se non si è affatto d’accordo con lei, con la sua politica, la sua ideologia, non si può fare a meno di rispettarla, ammirarla, anzi volerle bene. Io le volli subito bene. Oltretutto mi ricordava mia madre, cui assomigliava un po’. […] Anche mia madre aveva quell’aria energica e dolce, quell’aspetto da massaia ossessionata dalla pulizia, e raccontava un tipo di donna la cui ricchezza consiste in una semplicità disarmante, una modestia irritante, una saggezza che viene dall’aver sgobbato tutta la vita: nei dolori, i disagi, i travagli che non lasciano tempo al superfluo. Va bene: Golda Meir era anche qualcosa di diverso, di più. Per esempio era colei da cui dipendeva il destino di milioni di creature, colei che poteva fare o disfare la pace nel Medio Oriente, accendere o spegner la miccia di un conflitto mondiale.
E sempre dalla stessa intervista:
[…] Dio come mi sembrava seducente mentre mi diceva quelle cose: molti sostenevano che Golda fosse brutta e gioivano a farle caricature crudeli. Mah! Certo la bellezza è un’opinione, però a me Golda sembrò una bella vecchia. Molti sostenevano che Golda fosse maschile e si divertivano a diffonder su di lei barzellette volgari. Mah! Certo la femminilità è un’opinione, però a me Golda sembrò una femmina in tutto e per tutto.
Da una domanda alla Meir sembra trasparire quel che pensa in realtà la Fallaci stessa: «[…] Una donna, per avere successo, deve essere molto più brava di un uomo». Naturalmente è la verità, e la giornalista italiana l’aveva sperimentata sulla propria pelle.