3 luglio – Il traffico di esseri umani, e quindi lo sfruttamento del fenomeno dell’immigrazione clandestina attraverso il mare, “è un modo di ingannare le persone e quindi è un peccato”. E’ questo il parere religioso di Ahmad Mobid Abdel Karim, esponente del Comitato dei grandi ulema di al-Azhar, la più prestigiosa istituzione dell’Islam sunnita, con sede al Cairo, a proposito delle recenti tragedie che hanno visto decine di migranti morire in mare mentre cercavano di raggiungere le coste italiane.
Chi fa il mediatore per il traffico di clandestini “è nel peccato e nell’errore e probabilmente non ha nemmeno verificato quel che ha promesso ai giovani migranti, ad esempio la garanzia di trovare un lavoro all’estero”, afferma Abdel Karim in un’intervista ad Aki-Adnkronos International, esortando “chiunque spinga con l’inganno altre persone a emigrare clandestinamente a porre fine a queste attività, soprattutto durante il Ramadan”.
La punizione che li attende “sarà commisurata alle conseguenze che hanno provocato”, aggiunge. Il religioso ricorda che “emigrare per le vie clandestine è punito, tanto in Egitto quanto all’estero, e chi lo fa sbaglia, anche se muore in mare“. Tuttavia, “alcuni lo fanno poiché ingannati dai mediatori, che promettono loro lavoro e soldi” e in tal caso “prima di parlare di peccato bisognerebbe valutare l’intenzione di cui sono animati” questi clandestini.