23 GIUGNO – Abituato a suonare i vecchi papaveri del suo partito, i sindacalisti, i funzionari, i professoroni, i generaloni, e tutti quelli che gli capitano a tiro o che non gli vanno a genio, questa volta il premier è stato suonato. Da un deejay, per l’appunto. E parte così la balada di Renzi.
Il premier ha ritirato la denuncia per diffamazione presentata nei mesi scorsi nei confronti del patron e speaker di punta di Radio Studio54 Guido Gheri. “Gli impegni istituzionali del Presidente del consiglio non gli consentono di partecipare alle udienze al tribunale di Firenze – ha dichiarato il suo legale – è per questo motivo che abbiamo ritirato la querela”.
Insomma, Renzi non ha tempo per queste bischerate. C’ha da cambiare il Paese lui. Mica pizza e fichi. L’ex sindaco di Firenze aveva deciso di ricorrere alle vie legali dopo essersi sentito offeso, dopo che la sua sensibilità era stata scalfita dal popolare deejay toscano durante la campagna elettorale per le comunali del 2009. Gheri aveva puntato il dito sulle presunte “spese pazze” di quello che lui chiamava “Renzino spendaccino” all’epoca in cui ricopriva la carica di presidente della Provincia di Firenze. Gli stessi presunti sprechi su cui ha poi acceso i riflettori anche la Corte Dei Conti. Insieme a Gheri, Renzi e il suo ex capo di gabinetto Giovanni Palumbo avevano denunciato per diffamazione anche il consigliere provinciale Pdl Guido Sensi. Tutto a monte. Renzi non ha tempo di venire alle udienze a confondersi col Gheri. Ci mancherebbe se uno che vuole cambiare l’Italia, l’Europa, il Mondo, l’Universo, viene in tribunale a parlare di queste sciocchezze.
Eppure, a ben guardare, tanto bischerate non sarebbero. Nel 2012 la Procura di Firenze ha aperto un’inchiesta per verificare cosa ci fosse di vero nelle denunce sugli sperperi di Renzi presidente della Provincia.
Sotto la lente sono finiti i circa 9 milioni, che la Provincia ha elargito alla Florence Multimedia, carrozzone renziano sul quale sono saliti diversi amici, e che ufficialmente svolgeva attività di comunicazione e informazione per la Provincia. I maligni dicono che la Florence era l’Istituto Luce di Renzi, lo strumento di propaganda per ingraziarsi i giornali e le televisioni locali. Il suo “MinCulRenz”, il ministero della cultura renziana, con il suo staff che dettava la linea della nuova politica.
Questa macchina da guerra sfornava comunicati stampa a raffica inondando le redazioni dei giornali locali e nazionali. Tappezzava la Toscana e Internet di spot e marchette presidenziali. Nacque anche una web tv (costata 900mila euro e di cui si persero le tracce) che bombardava la rete di notizie. Indimenticabile il servizio per celebrare il taglio del nastro, da parte di Renzi, per un nuovo guard-rail installato in uno sperduto paesino dell’Appennino tosco-emiliano. In quello stesso anno partirono gli stanziamenti.
Grazie a quei 9 milioni l’immagine del presidente decollò e la sua popolarità crebbe di anno in anno, dentro e fuori i confini italiani. Quelle spese convinsero la Corte dei Conti ad aprire un fascicolo e inviare gli ispettori. Perfino il ministero dell’Economia e delle Finanze avviò una verifica su un presunto “irregolare affidamento di servizi per un importo superiore a quello previsto dai relativi contratti di servizio”, con una spesa complessiva di oltre nove milioni di euro, sei dei quali finirono sotto l’attenzione dei giudici contabili.
La Provincia aveva dato a Renzi una carta di credito con un plafond di 10mila euro mensili. Tra il 2006 e il 2009 la Provincia ha speso 600mila euro in spese di rappresentanza: pranzi e cene, viaggi in aereo, bar e enoteche, hotel, ospitalità e pubblicità su tv e giornali. I magistrati contabili sono andati a caccia dei giustificativi, fatture, ricevute e scontrini. Si tratta di oltre 250 documenti. Spese che la Provincia ha liquidato e rimborsato, approvandone le motivazioni. Tutto registrato. Venghino siori, venghino, è la balada di Renzi.
Fabrizio Boschi – blog.ilgiornale.it/boschi