14 giugno – Dietro il paravento delle cosiddette “Rivoluzioni colorate” e delle “Primavere Arabe”, Barack Obama e altri leader occidentali hanno proseguito la politica di Bush e Cheney di guerre imperiali. Questa politica, enunciata dall’allora Primo ministro britannico Tony Blair in un discorso a Chicago nel 1999 e varata a seguito dell’attacco alle Torri Gemelle perpetrato dai sauditi e dall’Impero Britannico, è stata esplicitamente denunciata da rappresentanti militari russi e bielorussi alla Conferenza sulla Sicurezza di Mosca il 23 maggio.
Tra questi, il ministro della Difesa russo Sergej Shoigu, il capo di stato maggiore della Difesa Valeri Gerasimov, il capo delle Operazioni dello stato maggiore Vladimir Zarudnisky e il ministro della Difesa bielorusso Yuri Zhadobin.
Anthony Cordesman, del Centro di Studi Strategici e Internazionali, ha trovato la conferenza così importante che ha postato 52 pagine di appunti e dei powerpoint dei relatori, affermando: “Ciò che è critico è che gli USA e l’Europa ascoltino ciò che dicono i leader militari e gli strateghi russi. Queste non sono vedute russe che America e Europa possono permettersi di ignorare“.
Shoigu ha aperto i lavori descrivendo l’impatto negativo sulla stabilità internazionale delle rivoluzioni colorate. Queste sono una nuova forma di guerra inventata dai governi occidentali per cercare di rovesciare i governi nazionali e sostituirli con regimi fantoccio. Lo stesso metodo è stato usato in un’ampia serie di casi, dove l’obiettivo iniziale di cambiare il governo con cosiddette proteste popolari è diventato uno sforzo di destabilizzazione e di conflitti interni quando le proteste sono fallite. In Serbia, Libia e Siria, l’interferenza politica dell’Occidente si è trasformata in intervento militare. Oggi, lo stesso schema viene applicato in Ucraina, dove la situazione si è evoluta in guerra civile, e in Venezuela, dove la cosiddetta opposizione democratica è stata organizzata dagli Stati Uniti. (vedi)
Il relatore che ha fornito più dettagli sulla strategia delle rivoluzioni colorate sembra essere stato Zarudnisky. Citiamo dal resoconto di Dmitri Gorenburg:
“Come i relatori alla plenaria, Zarudnisky si è concentrato sugli aspetti militari delle RC. Egli ha sostenuto che mentre l’Occidente le considera un modo pacifico per rovesciare regimi anti-democratici, i fatti del Medio Oriente e del Nordafrica dimostrano che la forza militare è parte integrale di tutti gli aspetti delle RC. Si parte con la pressione esterna sul regime per impedire l’uso della forza per ristabilire l’ordine, si passa alle forniture militari ed assistenza economica alle forze ribelli, e se queste non bastano, partono le operazioni militari per sconfiggere le forze governative e permettere ai ribelli di prendere il potere. Perciò, le RC sono una nuova tecnica di aggressione inaugurata dagli Stati Uniti e tesa a distruggere uno stato dall’interno dividendo la sua popolazione. Il vantaggio di questa tecnica è che essa richiede un impiego di risorse relativamente contenuto per ottenere dei risultati…
“Essa viene adottata principalmente nelle aree urbane, frequentemente facendo uso di civili come scudo. Le regole di ingaggio comunemente accettate vengono ignorate, perché le forze armate non vengono ufficialmente impiegate. Invece, forze criminali e terroristiche e compagnie di ventura private vengono lasciate agire nell’impunità. Per sconfiggere questo tipo di guerra occorrono tattiche anti-guerriglia”.
“Nel determinare i bersagli, il fattore principale è l’interesse geopolitico dello stato provocatore, che significa principalmente paesi con significative risorse naturali o situati in posizioni strategicamente importanti e con una politica estera indipendente”.