STRASBURGO – Basta con le restrizioni imposte ai cittadini romeni e bulgari che vogliono lavorare in un altro Paese dell’Ue. Non c’e’ nessuna ragione valida, economica o sociale, per cui alcuni Stati membri vogliano continuare a limitare il loro ingresso sul mercato del lavoro. A dirlo e’ il Parlamento europeo che, in una risoluzione approvata a Strasburgo, ha rinnovato la richiesta di porre fine alle restrizioni ancora in vigore in 11 Paesi dell’Ue: Italia, Austria, Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Olanda, Regno Unito e Spagna.
In un rapporto pubblicato lo scorso mese, la Commissione Ue aveva sottolineato chiaramente che i lavoratori romeni e bulgari emigrati hanno avuto un impatto globalmente positivo sull’economia europea, contribuendo a un aumento di circa lo 0,3% del Pil dell’Unione. Le restrizioni ancora in vigore in alcuni Stati membri potranno essere mantenute dopo il 31 dicembre 2011, ma solo se verra’ notificata all’esecutivo comunitario ”l’esistenza o la minaccia di una grave turbativa del mercato del lavoro”.
Gli eurodeputati chiedono a tutte le autorita’ nazionali di porre fine alle limitazioni e di ”non restringere il diritto fondamentale dei cittadini di Romania e Bulgaria di poter vivere e lavorare ovunque nell’Ue”. Il commissario all’Occupazione e agli affari sociali, Lazslo Andor, ha spiegato che al momento solo il Regno Unito ha gia’ dichiarato di voler prolungare ulteriormente le restrizioni, mentre il Belgio potrebbe dirigersi nella direzione opposta. Tuttavia, ”altri Paesi potrebbero notificare la propria intenzione” di mantenere le barriere ai romeni e bulgari entro la fine dell’anno, ha aggiunto Andor.
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