BOLOGNA- Ben 1.250 operazioni sospette, quasi sette al giorno, dietro le quali poteva nascondersi un ‘giro’ di denaro poco chiaro e perchè no un collegamento con la mafia.
Ammontano a 1.250 le operazioni sospette che in sei mesi, tra gennaio e giugno di quest’anno, sono state segnalate all’Uif (Unità di informazione finanziaria) della Banca d’Italia dagli istituti di credito (ma anche Poste e altri intermediari finanziari) dell’Emilia-Romagna. Questo dato- in linea con il 2010 dove nel complesso le segnalazioni furono 3.000- è contenuto nel dossier “Mafie senza confini, noi senza paura”, che sarà presentato sabato (dalle 9 alle 13) in viale Aldo Moro in occasione di un convegno organizzato dall’Assemblea legislativa. Si tratta di un rapporto sulle mafie in Emilia-Romagna che è stato voluto dall’Assemblea legislativa e realizzato da Libera Informazione. A presentare il dossier ci saranno, tra gli altri, Anna Canepa, magistrato della Direzione nazionale antimafia; Roberto Alfonso, procuratore capo di Bologna (arrivato sotto le Due torri dopo aver passato più di 15 anni nella Dna); il presidente di Libera, don Luigi Ciotti e Matteo Richetti, numero uno dell’Assemblea legislativa.
Il dossier, spiega una nota della Regione, che arriva proprio nei giorni in cui “gli investigatori cercano anche in Emilia-Romagna i complici e il tesoro di Michele Zagaria”, il boss del clan dei Casalesi arrestato pochi giorni fa in Campania, “analizza a fondo le radici piantate dalle mafie nei territori emiliano-romagnoli, soprattutto negli ultimi quattro anni”. Vengono prese in esame “le famiglie malavitose insediatesi provincia per provincia, nessuna esclusa”.
Se è vero che per l’Emilia-Romagna “non si può parlare di ‘colonizzazione'”, avverte lo studio di Libera Informazione, l’analisi porta alla conclusione che occorre fare “attenzione a non favorire lo sviluppo delle condizioni che potrebbero portare al pieno controllo della regione”. Soprattutto evitando di “negare o sottovalutare la presenza delle mafie in Emilia-Romagna“, monito più volte lanciato, del resto, dai vertici dell’investigazione bolognese, pur ribadendo che in regione non c’è il radicamento a cui si assiste altrove. “Dobbiamo conoscere, riflettere, ma anche agire”, scrive il presidente Richetti nella sua introduzione al dossier. “Per garantire la vita civile dei cittadini- aggiunge- serve mantenere viva e promuovere una cultura della legalità e della responsabilità, stando al fianco di chi crede che onestà e regole siano valori, sempre”.
Nel convegno di sabato mattina, che si svolgerà nella sala polivalente dell’Assemblea legislativa, ci sarà spazio per parlare delle mafie dei ‘colletti bianchi’, si legge nella nota della regione. Ovvero quelle che usano raramente la violenza (“anche se attentati e intimidazioni gravi non sono mancate negli ultimi anni”), ma fanno “molti affari”, a cui lavorano “professionisti, funzionari e piccoli imprenditori ‘conquistati’ con le buone o con le cattive, per estorsioni, usura, operazioni finanziarie e attività commerciali di copertura”. Quelle che investono fiumi di denaro sporco, frutto dei loro proventi illeciti, per riciclarlo” e lo fanno entrando “nell’economia pulita tramite gli appalti pubblici e la partecipazione a diverse opere di carattere privato” si legge nel rapporto di Libera Informazione. Il convegno sarà anche l’occasione per la firma del protocollo tra Libera Emilia-Romagna e Unioncamere regionale.
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