Santa Lucia Piave, Sindaco leghista vieta festa della Repubblica “”Non c’è niente da festeggiare” visto che “siamo sotto dittatura burocratica romana”
SANTA LUCIA DI PIAVE (TREVISO) – E’ polemica nel piccolo centro trevigiano per la decisione del sindaco, il leghista Riccardo Szumski, di negare la piazza principale del paese per festeggiare il 2 giugno. E a nulla è valsa la prima motivazione ufficiale, quella secondo la quale la cerimonia sarebbe stata accorpata a quella di Treviso.
In tutta risposta i cittadini “non leghisti” di Santa Lucia di Piave hanno indossato la fascia tricolore e sono scesi in piazza. Con loro il consigliere comunale Luigi Bariviera che ha declamato in piazza alcuni articoli della Costituzione.
Polemica la contro-risposta del sindaco che ha issato davanti al comune la bandiera della Lega Nord: “Non c’è niente da festeggiare” visto che “siamo sotto dittatura burocratica romana”. E così domani la bandiera italiana che sventolerà dal comune sarà listata a lutto.
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Chissà se fra gli articoli letti della costituzione c’erano anche i primi 3.
Nel primo si ricorda che: “La sovranità appartiene al popolo”. forse è per questo che in parlamento oltre ad avere dei gruppi non presenti nelle schede elettorali, abbiamo un capo del governo non indicato dal popolo.
Nel secondo si ricorda che: “richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
Questo è dovuto solo ad alcuni? vedi patto di stabilità, chi ci rimette sono i comuni che hanno un’amministrazione virtuosa.
Nel terzo si ricorda che: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge …”.
Probabilmente alcuni sono più uguali degli altri.
Ci sono cittadini vessati e altri no. Aspettiamo che chi è continuamente vessato copia atti più forti?
Quando era la sinistra a mancare di rispetto alle istituzioni, nelle piazze ed in parlamento era un diritto. Quando lo fanno gli altri, no.
Riccardo, ben fatto. Se questo segno di democrazia non viene preso in considerazione da parte delle istituzioni allora c’è molto ancora da costruire nella democrazia italiana.