Il summit sul clima di Durban si è chiuso con un accordo in extremis dopo una maratona finale, che ha prolungato il dibattito di 36 ore oltre il previsto. I 193 paesi membri della Un Framework Convention on Climate change hanno stabilito di concludere entro il 2015 un accordo legalmente vincolante sul clima che dovrà entrare in vigore entro il 2020.
I negoziatori hanno anche formalizzato l’istituzione del Green Climate Fund da 100 miliardi di dollari annui, per aiutare i paesi più poveri a scegliere la strada dello sviluppo sostenibile e ad affrontare le conseguenze dei mutamenti climatici. Un lungo applauso ha salutato l’annuncio dell’accordo, che impegna i partecipanti lungo una road map per combattere i cambiamenti climatici.
L’accordo sul Mandato di Durban, raggiunto alle 4 di questa mattina, comprende l’impegno a mantenere in vigore i meccanismi e i limiti alle emissioni di Co2 fissati del protocollo di Kyoto fino al prossimo summit del clima, fissato per il dicembre 2012 in Qatar. La road map sulla quale è stata trovata un’intesa si basa su una proposta portata avanti da Unione europea, l’Alleanza delle piccole isole (Aosis) e il blocco dei paesi meno sviluppati (LDcs). Il principio fondante è che solo un accordo legalmente vincolante sui limiti delle emissioni di CO2 di tutti i Paesi partecipanti potrà ridurre l’aumento del riscaldamento globale entro il limite massimo di due gradi. Ma l’India ha puntato a lungo i piedi, opponendosi all’idea di un trattato legalmente vincolante che limiti le sue emissioni di CO2 sulla stessa base dei paesi industrializzati. E a sostegno di Nuova Delhi si è schierata la Cina.
Il compromesso è stato poi raggiunto, quando un diplomatico brasiliano ha proposto la formula di un accordo con “forza legale”, che alla fine è stato accettato. “E’ una storica pietra miliare, è stato fatto un gigantesco passo in avanti”, ha commentato soddisfatta Maite Nkoana-Mashabane, ministro degli Esteri del Sudafrica, che ha presieduto la 17esimo conferenza Onu sul clima.
“L’accordo di Durban è la piattaforma globale per lo sviluppo di tecnologie e sistemi in grado di assicurare riduzione delle emissioni e crescita economica”. E’ quanto dichiarato dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini al termine della conferenza sui cambiamenti climatici. Il ministro è soddisfatto in quanto “siamo usciti dal ‘cono d’ombra’ di Copenaghen” dichiara, il precedente vertice in cui le posizioni dei Paesi erano rimaste distanti.
Mentre l’accordo di Durban che “supera i limiti del Protocollo di Kyoto e ha una dimensione globale, offre all’Europa la possibilità di costituire, con le grandi economie emergenti di Brasile, Cina, India, Messico e Sud Africa – afferma – la ‘piattaforma’ per lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie e dei sistemi in grado di assicurare nello stesso tempo la crescita economica e la riduzione delle emissioni. Questo è il nuovo fronte della competitività”. “L’Italia è nel gruppo di testa dei Paesi che hanno voluto l’accordo di Durban, – spiega – ed ora siamo impegnati a dare seguito all’accordo nelle politiche nazionali, nella nostra partecipazione alle decisioni europee e nel rafforzamento del nostro partenariato con Brasile, Cina, India, Messico e Sud Africa”. /adnk
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