17 apr – Tagli alla sanità per circa 2,4 miliardi di euro in due anni. Le risorse per finanziare il Servizio Sanitario Nazionale saranno ridotte di 868 milioni quest’anno e 1,5 miliardi dal 2015. E’ quanto prevede una delle misure contenute nella bozza, ancora in definizione, del decreto per il taglio dell’Irpef.
“Ai cittadini toccherà colmare il gap tra costi e servizi” mentre “tutti tacciono”, dalle Regioni alle Università, dai sindacati agli ordini professionali. E’ la posizione dell’Anaao Assomed, associazione che riunisce i medici dirigenti, sul def per la sanità che il Consiglio dei Ministri ha preparato ed il Senato si accinge ad approvare. Nonostante gli allarmi lanciati sul rischio di “uno sgretolamento del sistema sanitario” e sui guasti “provocati da una progressiva restrizione del perimetro di tutela pubblica della salute”, il Documento di Economia e Finanza, scrive Anaao, prevede “crescita dei costi del personale per i prossimi anni invariata rispetto agli anni più recenti, cioè zero o meno; blocco del turnover sine die, con buona pace delle attese dei giovani medici” e dei livelli di assistenza che al sud sono “sempre più eventuali” invece che essenziali; riduzione del fondo sanitario nazionale conseguente alla previsione di un PIL in ribasso”.
E ad aggravare la situazione, il decreto legge che sarà approvato domani dal Governo porterà, secondo indiscrezioni di stampa, “un taglio lineare al fondo sanitario nazionale di 4 miliardi in tre anni ed una amputazione chirurgica degli stipendi di tutti i professionisti della sanità”. “Il grido di dolore per quanto accade è rimasto”, però, prosegue la denuncia “solo sulla bocca dei medici e dei dirigenti sanitari”. “Tacciono le Regioni immerse nell’oblio di un patto tradito prima ancora che venisse stipulato. Tacciono le organizzazioni sindacali delle nuove professioni sanitarie, soddisfatte di competenze avanzate e di condizioni di lavoro arretrate. Tacciono gli ordini professionali per i quali il decoro e la dignità professionale sono fattori indipendenti dal contesto. Tacciono – conclude la nota – le Università che non hanno ancora capito che se si abbassano i nostri stipendi caleranno anche quelli dei medici universitari”. (ANSA).