Palermo, 02.04.2014 – “Quando Borsellino iniziò a lavorare alla Procura di Palermo, il suo primo interesse fu quello di occuparsi dell’omicidio di Salvo Lima perché veniva considerato come un fatto enorme, nuovo, imprevisto. Falcone quel delitto lo considerò come un fatto dirompente, l’inizio di una catena di fatti omicidiari all’interno di Cosa nostra. Però, l’allora procuratore capo di Palermo, Pietro Giammanco, era contrario alla candidatura avanzata da Borsellino che si era reso per l’appunto disponibile a seguire le indagini per l’uccisione di Lima”.
Lo ha detto l’ex pm di Palermo, Antonio Ingroia deponendo a Caltanissetta al processo Borsellino quater. “Lima era considerato – ha continuato l’ex magistrato – uno snodo delle relazioni fra mafia e politica e la sua morte significava che si era rotto qualcosa e che potesse partire una strategia dai contorni ancora poco noti. Questo me lo disse Borsellino ma era una considerazione di Falcone”.
Erano anche gli anni in cui Gaspare Mutolo aveva manifestato la sua intenzione di collaborare con la giustizia. “Il primo a sentirlo -ha detto Ingroia – fu il procuratore Vigna. Mutolo riferì subito a Vigna che voleva essere sentito da Borsellino ma Giammanco non ne fece parola con Borsellino il quale s’arrabbiò con il capo della Procura che aveva provveduto ad assegnare il fascicolo ad Aliquo’. Solo successivamente, Borsellino chiese ed ottenne di seguire Mutolo ma insieme al suo collega della Procura palermitana. Per la strage di Capaci invece, Borsellino aveva sempre detto che si sarebbe seduto davanti ai magistrati di Caltanissetta solo nel momento in cui avesse avuto delle certezze. Fino a quel momento non l’avrebbe fatto”.
Poi, una dichiarazione che stupisce sentire da Ingroia, che fu uno dei pm del processo sulla trattativa Stato-Mafia: “Non ho mai sentito Paolo Borsellino parlare di trattativa” ha detto, ricordando il livello di tensione vissuto dal giudice dopo l’eccidio di Capaci. “Bisogna calarci nel contesto – ha spiegato – Una volta in una riunione ristretta si espresse anche per introduzione di pene eccezionali se non la pena capitale“.
A Caltanissetta è arrivata anche Liliana Ferraro, ex direttore degli Affari penali Liliana Ferraro. Ai giudici ha raccontato del suo incontro con Borsellino all’aeroporto di Roma il 28 giugno 1992. In quell’occasione la Ferraro riferì a Borsellino dell‘intenzione del capitano De Donno del Ros di contattare Vito Ciancimino per proporgli di collaborare.
TISCALI