Bologna snobba il Museo Pelagalli. Che guarda all’estero.

Una panoramica del Museo
Una panoramica del Museo

Bologna sta per lasciarsi scappare un suo piccolo gioiello, un patrimonio della storia e della cultura cittadina riconosciuto a livello nazionale ed internazionale.
E non perché si sia ritrovato in ginocchio a causa della crisi economica, anzi. Ogni anno sono migliaia gli studenti e i turisti che vengono in città per visitarlo.

Il gioiello in questione è il Museo della Comunicazione e del Multimediale “Mille voci… mille suoni”, fondato dal Cavaliere Giovanni Pelagalli nel 1989, e che nel giugno del 2007 è entrato a far parte dei Patrimoni della Cultura riconosciuti dall’Unesco.
Già nel 2006 (il Primo cittadino era Sergio Cofferati), il Consiglio comunale aveva votato all’unanimità un Ordine del Giorno per segnalare il valore della collezione. Ben conoscendo i locali in via Col di Lana in cui il Museo è attualmente allestito, assolutamente non adatti per ospitare gli oltre duemila pezzi originali, di grande pregio e tuttora funzionanti che lo compongono. E l’Assessore alla Cultura Angelo Guglielmi aveva cominciato a lavorare ad un progetto per il trasferimento del Museo al Baraccano.
Passano gli anni, compresi quelli del commissariamento che costringono a rimandare qualsiasi discussione.
Ma il 4 giugno del 2012 (il Sindaco è Virginio Merola), il Consiglio comunale ritorna sullo stesso argomento. Chiedendo alla Giunta di elaborare entro la fine di quello stesso anno una proposta di valorizzazione del Museo. Ben sapendo che in più di una occasione lo stesso Pelagalli ha manifestato la sua disponibilità a dare vita ad una Fondazione a cui conferire la propria collezione in comodato gratuito, con l’intenzione di farne dono alla città.

Evidentemente, però, all’Amministrazione non interessa più di tanto la storia dei suoi concittadini Luigi Galvani, Augusto Righi o Guglielmo Marconi.
E non le importa mettere a disposizione della didattica, e dunque a servizio degli istituti scolastici bolognesi, una struttura unica del suo genere qual è quella del Museo.

E così Pelagalli, che dal giugno del 2013 ha già dato in gestione la sua collezione a tre stranieri, si ritrova ora a valutare offerte di trasferimento arrivate da Primi cittadini più “illuminati”, che si sono attivati per coinvolgere gli industriali del proprio territorio come sponsor.
O che lo porterebbero all’estero, con la Germania, la Russia, gli Emirati Arabi, gli Stati Uniti e perfino la Cina in prima fila.

 

Luca Balduzzi