1 apr – Sono quelle dichiarazioni che non ti aspetteresti mai, soprattutto da un componente della Troika europea, che è diventato l’incubo per Eurolandia e l’insieme degli Stati membri dell’Unione. Il Fondo monetario internazionale si è accorto – a sei anni dall’inizio della crisi economica mondiale – che la politica del too big to fail, intrapresa dai governi per salvare le banche sull’orlo del collasso, è stata dannosa per le tasche dei contribuenti.
È quanto si legge da un passaggio chiave del rapporto dell’istituto internazionale con sede a Washington: “Molte banche hanno ricevuto aiuti di Stato a tassi favorevoli – fanno sapere gli economisti del Fondo –. Questo trattamento di favore speciale si è rivelato, da una parte, rischioso per i contribuenti e, dall’altra, estremamente costoso per il settore pubblico”. Solo in Gran Bretagna, il salvataggio ha impegnato risorse per circa 110 miliardi di dollari, equivalenti a 66 miliardi di sterline.
D’altro canto, i banchieri hanno affrontato questo rischio “con piacere”, consapevoli che i contribuenti avrebbero comunque pagato per loro, con aiuti di Stato mascherati. Il Fmi ha anche pubblicato le cifre definitive del salvataggio: sono stati spesi dai 15 ai 70 miliardi di dollari in Usa, dai 25 ai 110 miliardi in Giappone e, infine, dai 90 ai 300 miliardi nell’Eurozona. Però, stando alle dichiarazioni dei colossi del credito di tutto il mondo, le cifre sono state ingigantite.
Il Fondo ha, poi, invitato i governi interessati dal trasferimento di risorse pubbliche verso istituti privati a premere per l’approvazione di riforme in risposta a questa situazione anomala, come l’obbligo, da parte delle banche, di detenere più capitali a garanzia per evitare loro rischi complementari sui prestiti. antiplomatico
Gli “economisti ” del fmi hanno fatto una rivoluzione copernicana !Che scoperta !