6 mar – Tra il 1990 e il 2012 “la forza trainante della pressione fiscale complessiva, cresciuta dal 38 per cento al 44 per cento, appare imputabile per oltre i 4/5 alla dinamica delle entrate locali”. Lo ha detto il presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, in un’audizione presso la Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale. Squitieri ha sottolineato che “la quota delle entrate locali su quelle dell’intera Pubblica amministrazione si è più che triplicata (dal 5,5 per cento del 1990 al 15,9 per cento del 2012)”.
Le tasse degli Enti locali “nell’arco di un ventennio” hanno mostrato un “balzo di quasi 5 punti in termini reali, con un incremento nell’ordine del 130%”, ha sottolineato il presidente dei magistrati contabili, per il quale “il ricorso alla leva fiscale è molto differenziato sul territorio” e, “in particolare, le aliquote dell’Irap e dell’addizionale regionale all’Irpef sono mediamente più alte nel Mezzogiorno”.
Secondo la relazione di Squitieri ci sono almeno 13,5 miliardi di euro di possibile buco, che gli Enti locali che si avvalgono di Equitalia devono ancora riscuotere ed “è lecito presumere che una parte non irrilevante di enti Comunali continui a conservare tra i propri residui attivi ingenti partite ormai da considerare nella sostanza non riscuotibili, sebbene ancora formalmente non dichiarate inesigibili”.