Siria: jihadisti impongono regole di sottomissione ai cristiani

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27 febbr – (asianews) Un gruppo jihadista legato ad al Qaeda ha diffuso una serie di regole che i cristiani di Raqqa devono seguire per essere “protetti”. Fra queste vi sono una tassa, compiere i riti al chiuso, non indossare nessun segno cristiano evidente.

Gli estensori delle regole (che essi chiamano “accordo”) sono i membri dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante(Isil), un gruppo che ha radici in al Qaeda dell’Iraq e che vuole costruire un unico califfato che abbraccia tutto il Medio oriente, l’Africa settentrionale, l’Andalusia e l’Italia meridionale, antichi possedimenti arabi e islamici.

Raqqa, città del nord della Siria, aveva 300mila abitanti prima dell’inizio della guerra civile nel marzo 2011. Fra questi, l’1% era cristiano. Ora molti abitanti sono fuggiti e la città è nelle mani dell’Isil, che ha diffuso il testo dell’accordo sui siti jihadisti.

Sotto la minaccia di essere trattati con violenza, i cristiani devono pagare la “jiziya”, l’antica tassa obbligatoria per i non musulmani.

I cristiani ricchi dovranno pagare una somma pari al valore di 13 grammi di oro puro (mezza oncia); quelli della classe media metà della somma; quelli della classe povera un quarto.

I cristiani non devono esporre croci o simboli della loro fede in ambienti frequentati dai musulmani e soprattutto al mercato; non devono usare altoparlanti per il richiamo alla preghiera; devono compiere i loro riti a porte chiuse all’interno degli edifici di culto. Il gruppo esige anche che i cristiani si conformino alle regole sul vestire in modo modesto imposte a tutti gli abitanti.

Ai cristiani è vietato portare armi , come pure restaurare chiese e monasteri della zona. Chi non si attiene a queste regole, avrà il destino assegnato alla “gente della guerra e della ribellione”, cioè l’uccisione.

L’Isil fa parte delle frange più estremiste e islamiste dell’opposizione a Bashar Assad. Dal gennaio scorso è in atto una guerra senza quartiere fra i gruppi laici e islamici dell’opposizione, come pure fra quelli islamisti più radicali o meno. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, gli scontri fra i due campi hanno causato la morte di almeno 3300 persone, dei quali 924 fra i membri del Siil.

Gli oppositori si stanno coalizzando contro l’Isil, accusato di “fare il gioco di Assad”. Proprio ieri, il Fronte Al-Nusra (Al Qaeda in Siria) ha lanciato un ultimatum di cinque giorni contro l’Isil perché metta fine al conflitto interno, presentandosi davanti a un tribunale religioso.

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