25 FEBBR – Bitcoin sempre più nella bufera mentre ormai il Mt Gox, fino a poche settimane fa il maggiore portale di trading sulla aspirante valuta, è letteralmente “sparito”. L’indirizzo della piattaforma è diventato del tutto inaccessibile, dopo che ieri il suo titolare, Mark Karpelès, aveva ufficialmente rotto con la Fondazione che sostiene la pseudo moneta. Un gruppo di altri operatori ha lanciato accuse nei suoi confronti e ha cercato di prendere le distanze dalle vicende che circondano il portale nipponico. Intanto tutti coloro che hanno impegnato fondi sul Mt Gox si trovano nell’impossibilità di fare alcunché. Quanto alle quotazioni, oggi il Bitcoin ha toccato un minimo attorno ai 455-465 dollari, ma anche qui lo scetticismo è d’obbligo visto che uno dei problemi più evidenti prima che il portale giapponese finisse oscurato è nell’incongruenza dei “prezzi” che vi si trovavano.
Sul Mt Gox infatti il Bitcoin era crollato fino a 135 dollari, dopo una lunga serie di problemi che, di fatto, avevano implicato l’impossibilità di ritirare fondi fin dal 7 febbraio scorso. Il portale aveva affermato di aver subito problemi tecnici, e apparentemente era stato massicciamente bersagliato da attacchi di hackler che nelle ultime settimane aveva preso di mira anche piattaforme simili. Su altri portali si trovano notizie che ipotizzano una insolvenza della piattaforma giapponese.
Di recente avevano iniziato a farsi più evidenti gli attriti tra Karpelès e altri operatori di Bitcoin riuniti nella omonima Fondazione, ma essendo il settore totalmente non regolamentato le comunicazioni ufficiali sono discontinue e poco trasparenti. Intanto si era creato un ampio divario tra le quotazioni rispetto alla piattaforma giapponese, e oggi a tarda mattina in Italia il Bitcoin si attesta a 490 dollari su Bitstamp e a 501 dollari su Coindesk.
Nel mese di gennaio le quotazioni del Bitcoin avevano mostrato un andamento apparentemente stabile (per i suoi standard) attorno ai 900 dollari, nel novembre 2013 aveva segnato un picco oltre 1.200 dollari. Ora ci si interroga su dove possa arrestarsi la caduta. E certo non aiuta a rassicurare gli investitori sempre più frustrati ricordare da dove si è partiti (e quindi implicitamente dove si potrebbe tornare): nel 2012 valeva pochi dollari, e nel 2008-2009 alla creazione aveva un valore virtaule praticamente a zero.
L’oscuramento del Mt Gox non può che assestare un nuovo duro colpo alla già precaria credibilità di questa aspirante valuta, che già veniva vista con diffidenza da molti esperti data la sua cronica volatilità. E certo non rassicura il fatto che anche tra piattaforme teoricamente esenti da problemi vi siano differenziali sul prezzo.
In Europa e Asia negli ultimi mesi si sono registrati crescenti scetticismi e allarmi di varie autorità monetarie su quello che molti, come la Banca centrale cinse, si rifiutano di considerare una moneta. Precedentemente maggiori aperture erano sembrate provenire dalle autorità Usa. E il Bitcoin non ha perso la marcata volatilità che lo caratterizza fin dall’inizio, e che tende a scoraggiare i risparmiatori dal posizionarsi su questo prodotto finanziario. TMNEWS