Quel commando di marò che salvò 12 indiani. A New Delhi hanno dimenticato

2011: una task force italiana interviene in Afghanistan. Veri eroi, ma a New Delhi li hanno dimenticati

maro-afgh22 febbr – Hanno rischiato la vita per salvarli, temerari e impavidi come nessuno mai. Non hanno esitato, armi in pugno, né tentennato un secondo. Ed è grazie al loro coraggio che il 3 novembre 2011, a trecento metri dall’aeroporto di Herat, in Afghanistan, i corpi speciali italiani della Task force 45, di cui fanno parte anche i Comsubin, i commando della nostra Marina militare, impediscono ai terroristi di ammazzare 31 civili. Fra questi 12 indiani.

I nostri marò che «strappano» dalle mani dei kamikaze 12 cittadini indiani destinati a morte certa. Pochi mesi dopo, il 15 febbraio 2012, due nostri fucilieri della Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, finiscono prigionieri delle autorità indiane dalla memoria corta, che in spregio al diritto internazionale li arrestano e li tengono in India due anni senza nemmeno formulare un capo d’imputazione. Quel 3 novembre 2011 la Task Force 45 si trova di fronte a una missione complicata. Un commando suicida dei talebani formato da due persone, con addosso giubbotti esplosivi, affiancato da cinque miliziani armati fino ai denti, prende di mira il compound della Esko International, una società di logistica sotto contratto della Nato situata a 300 metri dell’aeroporto di Herat. Non lontano c’è la base Nato di Camp Arena, che ospita la Task Force 45. La notizia dell’agguato kamikaze giunge a Camp Arena alle 9.30. I tiratori scelti, gli elicotteri da trasporto e di attacco della Task Force 45, formata da incursori di esercito, carabinieri, aeronautica e, come detto, da reparto Comsubin della Marina, sono pronti. In pochi minuti inizia quella che il generale Luciano Portolano, comandante delle truppe alleate che guida l’operazione, descrive come «l’eliminazione della minaccia e l’evacuazione dei connazionali asserragliati all’interno del compound».

Nella sede della Esko ci sono 31 civili, sei dei quali italiani, un afgano e 24 stranieri. Dodici di essi sono indiani. I terroristi riescono a penetrare nell’edificio usando uno di loro come «testa d’ariete» umana, che si fa esplodere per squarciare l’ingresso. Prendono in ostaggio 18 civili. La Task Force 45 viene attivata all’istante. Scatta il blitz del Gruppo interventi speciali antiterrorismo dei carabinieri e del Gruppo operativo incursori della Marina. L’attacco è rapido, preciso. Tutti i terroristi vengono eliminati e i civili, compresi i 12 tecnici indiani, liberati sani e salvi, senza un graffio e portati via, al sicuro, da sei fucilieri del San Marco.

Un’operazione da più parti definita «da manuale» che lascerà sul terreno, per fortuna solo ferito, un carabiniere del Gis, colpito da una scheggia. A missione conclusa, al Camp Arena giunge il console indiano, che ringrazia il nostro generale. Subito dopo l’operazione portata magistralmente a termine anche dai Comsubin della Marina italiana, il generale americano Stanley McCrystal, ex comandante delle truppe alleate, afferma: «Ho osservato il lavoro e la professionalità di quella Task Force 45 e credo che gli italiani sarebbero orgogliosi dei loro soldati».

Due anni dopo, marzo 2012, ad un mese dall’arresto di Latorre e Girone, l’Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, allora Capo di Stato Maggiore della Marina, accoglie i militari del Battaglione San Marco di rientro dall’Afghanistan ricordando due cose: che Latorre e Girone, quel 15 febbraio 2012, si trovavano sulla petroliera Enrica Lexie per proteggere l’equipaggio, fra cui anche degli indiani, e che grazie ai marò del reparto speciale Comsubin, 12 tecnici indiani presi in ostaggio dai talebani sono tornati a casa salvi e liberi: «L’India – afferma Binelli – non potrà dimenticare che il nostro team proteggeva l’equipaggio della nave, composto anche da 19 marinai indiani, né potrà dimenticare che proprio uomini del San Marco hanno contribuito qualche mese fa alla liberazione di alcuni tecnici indiani tenuti in ostaggio da terroristi nella zona di Herat». E invece lo hanno dimenticato.

Luca Rocca – il tempo

One thought on “Quel commando di marò che salvò 12 indiani. A New Delhi hanno dimenticato

  1. il motivo di questo incidente è perchè si rischia lasciando scorrazzare i pirati invece di piegarli a miti consigli.lasciando in giro quelli, senza far niente, il resto è la logica conseguenza , perche si da il via libera ad armi, decisioni affrettate,incomprensioni e personalismi.il vizio della cosa sta a monte.

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