Festival di Berlino: Cina pigliatutto. Non senza polemiche

Diao Yinan e Liao Fan, regista ed attore protagonista del film Bai Ri Yan Huo
Diao Yinan e Liao Fan, regista ed attore protagonista del film Bai Ri Yan Huo

E’ Bai Ri Yan Huo (Black Coal, Thin Ice) di Diao Yinan ad aggiudicarsi l’Orso d’Oro della 64° edizione della Berlinale.
Il film del regista cinese, a cui va anche l’Orso d’Argento per il Migliore attore (Liao Fan), ha superato il favorito Boyhood di Richard Linklater, che si deve accontentare dell’Orso d’Argento per il Migliore regista.
Alla stessa maniera di Kreuzweg di Dietrich Brueggeman, che riesce a strappare solamente l’Orso d’Argento per la Migliore sceneggiatura.

Ad un altro cinese, Tui Na (Blind Massage) di Lou Ye, va l’Orso d’Argento per il migliore contributo tecnico. E guarda verso l’Oriente anche l’Orso d’Argento per la Migliore attrice, alla giapponese Haru Kuroki per il film Chiisai Ouchi (The Little House) di Yoji Yamada.

Fanno veramente sorridere, a fronte di queste decisioni della Giuria, gli altri due riconoscimenti più prestigiosi del Festival.
Il film di apertura, The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, si aggiudica il Gran Premio della Giuria. Che niente aggiunge alla filmografia del bravo cineasta texano, e di cui forse non aveva bisogno.
E ad Aimer, boire et chanter del Maestro Alain Resnais va l’Alfred Bauer Prize, che dovrebbe premiare un film “che apre nuove prospettive al cinema”. Peccato che non offra alcuna innovazione stilistica, ma anzi si allinei perfettamente alla poetica di un cineasta che ci regala capolavori da più di mezzo secolo.

 

Luca Balduzzi