LI CHIAMANO SUICIDI, MA SONO OMICIDI DI STATO

tiziana

4 febbr –  Un omicidio di Stato ogni 2 giorni e mezzo. Nell’anno 2013 sono state complessivamente 149 le persone che si sono tolte la vita per motivazioni economiche, rispetto agli 89 casi registrati nel 2012. Sono già 74 quelli di Gennaio 2014. E sono già oltre 50 mila le denunce in seguito alla Pagina FB ART.580 DENUNCIAMO IL GOVERNO.

Sale quindi a 238 il numero complessivo dei suicidi nel 2013 per motivi legati alla crisi economica registrati in Italia nel biennio 2012-2013.

Sono questi gli ultimi dati resi noti da Link Lab, il Laboratorio di Ricerca Socio-Economica dell’Università degli Studi Link Campus University di Roma, che da oltre due anni studia il fenomeno e che adesso pubblica i dati complessivi di un’attività di monitoraggio avviata nel 2012.

«Dietro al tragico gesto – dichiara Nicola Ferrigni, docente di Sociologia della Link Campus University e direttore di Link Lab – vi è un sistema Paese che fatica a trovare soluzioni a problemi ormai divenuti insormontabili: perdita del lavoro, impossibilità di pagare l’affitto o la rata del mutuo, debiti accumulati, stipendi non percepiti, tasse, bollette da pagare. Con il solo stipendio, quando questo arriva, si riesce a stento a far fronte alle spese ordinarie come quelle per affitto e utenze domestiche». «D’altra parte – prosegue Ferrigni – le analisi delle ultime ore dell’Istat continuano a lanciare segnali preoccupanti: l’Istituto Nazionale di Statistica rileva infatti che il reddito delle famiglie italiane in valori correnti diminuisce in tutte le regioni italiane».

Il 40% dei suicidi registrati nel 2013 è avvenuto nell’ultimo quadrimestre. Dopo i mesi estivi, il numero dei suicidi per ragioni economiche è tornato a salire vertiginosamente a settembre, con 13 episodi registrati, nel mese di ottobre che conta 16 vittime, novembre con 12 casi e nell’ultimo mese dell’anno in cui le vittime sono state ben 18. Nell’ultimo quadrimestre del 2013 quindi i suicidi riconducibili a motivazioni economiche rappresentano circa il 40% del totale registrato nell’intero anno.

Un suicida su due è imprenditore ma in un anno è raddoppiato il numero dei disoccupati suicidi. Triplicato anche quello degli “occupati”. Circa un suicida su due (45,6%) è imprenditore (68 i casi nel 2013, 49 nel 2012) ma, rispetto al 2012, raddoppia il numero delle vittime tra i disoccupati: sono 58, infatti, i suicidi tra i senza lavoro, numero che risulta più che raddoppiato rispetto al 2012 quando gli episodi registrati sono stati 28. Così come sono quasi triplicati, rispetto al 2012, coloro i quali, seppur in possesso di una occupazione, si son tolti la vita perché stretti nella morsa dei debiti a causa molto spesso di stipendi non percepiti: 7 i casi registrati nel 2012, 19 nel 2013. «Con molta probabilità, questo aumento significativo del numero dei suicidi anche tra chi possiede un lavoro, è indice – commenta il direttore di Link Lab – di un Paese che non solo non riesce a dare soluzioni ma che spegne qualsiasi speranza per il futuro».

Il fenomeno non conosce più differenze geografiche: al Sud come al Nord. Rispetto al 2012, quando il numero più elevato dei suicidi per motivi economici si registrava nelle regioni del Nord-Est (27 casi con un’incidenza percentuale pari al 30,3%) – area geografica a maggior rischio di suicidio tra gli imprenditori a causa della maggiore densità industriale – l’analisi complessiva dell’anno 2013 sottolinea come il fenomeno sia andato uniformandosi a livello territoriale interessando con la stessa forza tutte le aree geografiche. Persino nel Mezzogiorno dove il tasso dei suicidi per crisi economica è sempre stato storicamente più basso rispetto alla media nazionale, vi è stato un allarmante aumento del numero dei suicidi: 13 i casi complessivi dell’anno 2012 a fronte dei 29 del 2013.

Nel 2013 il numero più elevato di suicidi per ragioni economiche si è registrato nel Nord-Ovest che vede triplicato il numero delle vittime che passa da 12 dell’anno 2012 a 35 nel 2013. A seguire le regioni centrali con 33 casi (22,1%) a fronte dei 23 del 2012 (25,8%) e il Nord-Est con 32 (21,5%), dato quest’ultimo in linea con quanto registrato nel 2012 quando gli episodi sono stati 27. Sono invece 19 i casi di suicidio registrati nelle Isole (14 nel 2012). La crisi interessa strati sempre più ampi della popolazione. Nel 2013, così come nel 2012, la crisi economica, intesa come mancanza di denaro o come situazione debitoria insanabile, rappresentano la motivazione principale del tragico gesto è all’origine dei 108 suicidi (72,5%) nel 2013, a fronte dei 44 del 2012.

La perdita del posto di lavoro continua a rappresentare la seconda causa di suicidio: 26 gli episodi registrati, in lieve aumento rispetto al 2012 quando i casi sono stati 25. Ad incidere inoltre sul tragico epilogo, i debiti verso l’erario: 13 le persone che nel 2013 si son tolte la vita a causa dell’impossibilità di saldare i propri debiti nei confronti dello Stato. «Tali dati – sottolinea Nicola Ferrigni – indicano come gli effetti della crisi economica interessino strati sempre più ampi della popolazione e quindi non più solo riconducibili alle difficoltà economiche degli imprenditori o di chi perde il posto di lavoro».

E i tentati suicidi? Quasi raddoppiato il numero rispetto al 2012. Preoccupante e significativo anche il numero dei tentati suicidi: sono infatti 86 le persone che nel 2013 hanno provato a togliersi la vita per motivazioni riconducibili alla crisi economica, tra cui 72 uomini e 14 donne, contro i 48 casi complessivi registrati nel 2012. Picco ad ottobre: 20 i tentati rispetto agli 86 complessivamente registrati nel 2013. Oltre la metà nell’ultimo trimestre. Se nel 2012 il numero più elevato dei tentativi di suicidio si è registrato nel mese di dicembre (10 casi), nel 2013 è invece ottobre il mese che conta il numero più alto di persone, 20 nello specifico, che hanno tentato di porre fine alla propria vita per ragioni economiche. A seguire il mese di dicembre in cui gli episodi sono stati 15 e novembre in cui i casi sono stati invece 12.

Ancora una volta grido di allarme nelle regioni del Sud e nelle Isole. Anche tra i tentativi di suicidio, a destare allarme è l’incremento registrato nelle regioni meridionali: si passa infatti dai 5 casi del 2012 a ben 25 tragici tentativi di porre fine alla propria vita rilevati nel 2013. Anche nelle regioni insulari una simile considerazione: 15 casi rispetto ai 6 registrati nel 2012. L’aumento si registra anche nelle regioni del Centro Italia in cui nel 2013 si sono verificati ben 22 casi a fronte dei 13 rilevati nel 2012. A livello regionale il numero più elevato di tentativi di suicidio nel 2013 si ha nel Lazio (12). Seguono Sicilia (11), Campania ed Emilia Romagna (10), Lombardia (7), Abruzzo e Toscana (6). SOS, cercasi lavoro: 50 i disoccupati che nel 2013 hanno tentato di togliersi la vita. Erano 20 nel 2012.

Nel 2013 il numero più elevato dei tentativi di suicidio si registra ancora una volta tra coloro ai quali la crisi economica ha portato via il lavoro ma anche la speranza di proseguire o ricostruire altrove il proprio percorso professionale. Sono infatti 50 i tentativi di suicidio tra i disoccupati a fronte dei 20 registrati nel 2012. Seguono gli imprenditori con 16 casi (numero che peraltro resta invariato rispetto a quello del 2012) e i lavoratori dipendenti con 11 (contro i 6 dell’anno prima). L’art.580 del Codice Penale, Istigazione o aiuto al suicidio recita: “Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni. Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da uno a cinque anni sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima. Le pene sono aumentate se la persona istigata o eccitata o aiutata si trova in una delle condizioni indicate nei numeri 1 e 2 dell’articolo precedente. Nondimeno, se la persona suddetta è minore degli anni quattordici o comunque è priva della capacità d’intendere o di volere, si applicano le disposizioni relative all’omicidio.” Denunciamo i governi responsabili o che hanno contribuito a tutto ciò. Scarica il modulo, compilalo e recati nel più vicino Posto di Polizia, per verbalizzare la vostra

DENUNCIA QUERELA nei confronti di questi criminali.

Scarica il modulo: https://docs.google.com/document

3 thoughts on “LI CHIAMANO SUICIDI, MA SONO OMICIDI DI STATO

  1. COMUNICATO STAMPA

    E non è una minaccia:

    ” Mentre ai vertici i cialtroni si litigan poltrone, con la tassazione più alta d’Europa ciò che la “politica italiana” ha saputo regalarci è:
    – uno tra i più alti bebiti pubblici d’Europa;
    – la svendita dei “gioielli di famiglia”;
    – nuove povertà in crescita;
    – una disoccupazione galoppante;
    – il crack di previdenza ed assistenza;
    – stipendi ai limiti della sussistenza, per chi ancora lavora.

    Neppure il Re Sole, d’antica memoria, seppe far di meglio.
    Giunto il tempo delle “brioches”, Maria Antonia Giuseppa Giovanna d’Asburgo-Lorena a posteriori insegna, il regime traballa sotto il peso della propria voracità e il Popolo stremato non si fermerà inanzi la porta del “forno delle grucce”.
    Attenti a voi, dunque, politici di sventura!!! “.

    Carlo Finazzi, Presidente federale F.R.

  2. Questi stronzi di politici continuano a sperare che la gente si suicidi. Stiano accorti perchè potrebbe darsi che qualcuno preferisca sparare a costoro!!!

  3. bisogna fare presto se non si vogliono piangere altri morti ed aggiungere dolore e sofferenza alla gia precaria vita che viene vissuta quest’anno sara peggio dello scorso e cosi anche l’anno prossimo ed il prossimo ancora finche non vi saranno piu morti da piangere

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