4 febbr – “A forza di gridare che siamo un paese di ladri e di corrotti, ha finito per crederci anche la Commissione europea, che nella relazione sulla lotta alla corruzione in Italia pubblicata ieri mette in fila una serie di panzane, bufale ed elucubrazioni che fanno sorgere qualche perplessità sull’impiego delle risorse a Bruxelles. Lo ha affermato in una dichiarazione Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia.
“Fermo restando che la corruzione è un reato, particolarmente odioso, che va combattuto senza se e senza ma, basta un breve aneddoto per dimostrare come i 60 miliardi stimati dalla Commissione quale costo della corruzione in Italia non abbiano alcun fondamento scientifico. Questo numero (60 miliardi) – ha argomentato- viene riproposto da gennaio 2008, quando un anziano signore appassionato della materia rilanciò in un convegno uno studio della Banca Mondiale del 2004 (il cd. rapporto Kauffman), secondo cui il costo stimato della corruzione nel mondo era pari al 3% del Pil mondiale. Applicando il 3% al Pil dell’Italia (nel 2008 ancora intorno ai 2 mila miliardi di euro), ecco ottenuta la fatidica cifra dei 60 miliardi”.
“È nata così – ha detto ancora Brunetta- la leggenda metropolitana dei 60 miliardi, cui la Commissione europea ieri ha dato il sigillo di verità. Data la decrescita del Pil negli ultimi anni, i funzionari di Bruxelles avrebbero potuto avere quanto meno il buon gusto di rivedere la cifra al ribasso. Nasce così la sfiducia nei confronti del nostro paese: quella sfiducia che ci fa vedere tutto nero, che azzera i consumi, che paralizza qualsiasi iniziativa imprenditoriale, che blocca la crescita. Nasce perché qualcuno per anni ha svolto la propria battaglia politica parlando male del nostro Paese in ogni dove, utilizzando la stampa straniera per fare vedere tutto ciò che non andava”.
“Nessuno -ha concluso il capogruppo Fi- dice di nascondere le cose che non vanno, ma forse è giunta l’ora di raccontare anche tutte le cose buone e belle dell’Italia. Magari anche chi scrive le relazioni della Commissione europea, prima o poi, finirà per accorgersene. Per tutte queste ragioni sfidiamo il commissario agli Affari Interni dell’Ue, Cecilia Malmström, a fornire a stretto giro di posta le metodologie di calcolo e il database utilizzato nella relazione pubblicata ieri. In caso contrario saremo costretti a denunciare il Commissario e la Commissione”. TISCALI