21 gen 2014 – La presenza delle nutrie in Italia e’ in continuo aumento cosi’ come i danni provocati nelle campagne alle infrastrutture come strade canali ed argini con un impatto stimabile in 20 milioni di euro all’anno. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dello studio effettuato dall’Universita’ di Pavia sui danni all’agricoltura provocati dalla nutria nel quale si descrive una situazione critica per una specie che si e’ riprodotta in modo tale da avere un impatto negativo sulle colture e sulla stabilita’ idrogeologica del territorio.
Con riferimento all’ultima ondata di maltempo con la rottura di argini ed esondazioni, non c’e’ dubbio infatti che – sottolinea la Coldiretti – la proliferazione delle nutrie abbia aggravato una situazione di dissesto idrogeologico provocato dall’incuria. Le nutrie infatti secondo lo studio sono particolarmente dannose perche’ creano le tane in prossimita’ di canali ed arginature scavando lunghe ed ampie gallerie provocando crolli ed esondazioni-
Si originano cosi’ – continua la Coldiretti – fenomeni di abbassamento delle strade poderali che, oltre a rendere difficoltosa e pericolosa il transito dei trattori, mettono in grave pericolo la sicurezza idraulica. Ad essere a rischio quindi e’ la tutela dell’ambiente e la sicurezza di tutti i cittadini ma anche il reddito delle imprese agricole perche’ le nutrie nutrendosi dei germogli di piante erbacee ed arboree, rasano i campi di cereali mettendo a serio rischio la produzione e, di conseguenza, la redditivita’ delle imprese agricole locali.
La nutria e’ anche portatrice di un rischio di diffusione della Leptospirosi con una percentuale di animali (10-60%) mostra positivita’ anticorpale ed e’ esposta all’infezione (probabilmente a causa del contatto con il Ratto Rattus norvegicus).In Italia, la nutria – conclude la Coldiretti – e’ stata importata negli anni ’30, allo scopo di allevamento, quale animale da pelliccia. A partire soprattutto dagli anni ’60 ha colonizzato gli ambienti fluviali e le aree particolarmente ricche di corsi d’acqua e zone agricole. asca