17 genn – Nello scorso novembre seminò il panico alla stazione metro di Ponte Mammolo, prima strattonando un passeggino sul quale c’era una bambina di due anni e poi avventandosi su un neonato per strapparlo dalle braccia della madre. A distanza di due mesi la donna, ritenuta al momento del fermo una ladra di bambini, è stata assolta e scarcerata. Ieri il tribunale ha riconosciuto che Anka Georgieva Serafinova, bulgara, 25 anni, a Roma senza fissa dimora, al settimo mese gravidanza, soffre di un «vizio totale di mente» e quindi, nonostante «la grave pericolosità sociale» (attestata dallo stesso perito che ha constatato l’incapacità mentale), non può restare in carcere.
«LA SMANIA»
Il pm aveva chiesto tre anni di reclusione in una casa di cura e di custodia, il giudice ne ha disposto uno. La Serafinova a fine udienza non è rientrata a Rebibbia. Al momento della lettura della sentenza, assistita dall’avvocato Andrea Volpini, si è mostrata estranea al caso e quasi sorpresa di trovarsi là.
Eppure dopo l’arresto la bulgara aveva confessato la sua smania di «prendere i bambini» ma anche provato a dare una giustificazione: «Signor giudice», aveva detto durante l’udienza di convalida, «è vero ho cercato di prendere tra le braccia quel piccolo. Ma non volevo fargli del male. Non so cosa scatti in me. Ma a volte, quando vedo un bimbo, vorrei abbracciarlo forte e forte e tenerlo con me».
Ci sarebbe una tragedia all’origine delle turbe psichiche. «In Bulgaria – aggiunse la giovane – ho perso tre figli in un incendio». «A Ponte Mammolo mi sono avvicinata in particolare a un bambino ancora in fasce e ho detto: ’È il mio bambino’. Gli ho toccato un piedino, ma non sono scappata via con lui».
Ieri durante il processo il perito è stato ascoltato. «La paziente è potenzialmente pericolosa, come ha mostrato, ma non è consapevole delle sue azioni», è stata la spiegazione.
I due tentativi di rapimento risalgono al 12 novembre. Ma solo la mamma di Giuseppe, 8 mesi, aveva sporto denuncia. Serafinova, ultimo domicilio in un campo nomadi di Napoli, a Roma non aveva un tetto. «Sono sola e incinta di quattro mesi. Mio marito mi ha lasciata», aveva detto. In un primo momento era stata messa in isolamento. La mamma di Giuseppe, Giovanna Crielesi, una trentenne di Vicovaro, quel giorno non riusciva a smettere di piangere. «Lo ha preso per un piedino e ha tirato mio figlio verso di sé». Era riuscito a riprenderlo mentre veniva strattonata.
di Adelaide Pierucci messaggero.it
Ma chi C…o ci crede a queste menate, ma si può ammettere che ogni volta che un Rom ruba, ammazza, delinque, addirittura ruba un bambino tutti casi successi da pochi anni e sistematicamente vengono assolti, allora io mi chiedo chi li assolve è perché mentre di assolverli non vengono espulsi chi ha già precedenti penali tra parentesi non c’è ne sarà nemmeno uno incensurato, tanto a rubare nelle abitazioni di chi li proteggono non possono andare a rubare perché protetti